Guerra e inflazione: come gestire investimenti e risparmi (in dettaglio)

Non bastavano le limitazioni e gli obblighi imposti negli ultimi anni che hanno messo a dura prova la nostra resilienza, ora anche un nuovo conflitto in Europa come non si vedeva dai tempi dei balcani (ma in questo caso la tensione è molto più alta perchè si trova ai confini delle due potenze militari mondiali e che per il bene di entrambi deve rientrare il più velocemente possibile cercando di mediare le posizioni) sta mettendo a dura prova le nostre presunte certezze sul mondo. In questo contesto il primo pensiero va alle persone direttamente coinvolte nel conflitto che stanno perdendo tutto (anche a tutte le persone coinvolte nei vari conflitti globali sparsi per il mondo per cui molto spesso i media non proferiscono parola per disinteresse); risulta molto difficile in questa situazione parlare di risparmio e investimenti senza apparire cinici, ma la realtà è che questo rimane comunque fondamentale per non perdere il nostro benessere e per poter continuare anche ad aiutare per quanto ci è possibile chi ne ha più bisogno.

Detto questo la situazione finanziaria internazionale è di difficile interpretazione per questi motivi:

  • un’inflazione galoppante (quasi al 6% annuo nella zona euro e oltre il 7% negli USA) dovuta sia alla creazione indiscriminata di moneta delle banche centrali nell’ultimo decennio (vedi dettagli), sia all’attuale situazione di conflitto e relative sanzioni che sta portando ad una scarsità di materie prime e relativo aumento indiscriminato dei prezzi.
  • tensioni geopolitiche e sanzioni che stanno impattando negativamente sui mercati finanziari, tranne quelli americani che (per ora) sembrano trascurare il problema ed essere più preoccupati per la questione inflazione e relativo intervento FED sui tassi di interesse

In questo contesto di elevata inflazione (cioè forte aumento dei prezzi), mantenere i risparmi fermi sul conto corrente o in contanti equivale ad una perdita costante di potere d’acquisto (cioè si diventa pian piano più poveri pur avendo la stessa quantità di denaro, per il continuo aumento dei prezzi): come già indicato più volte, in caso di inflazione costante al 5% annuo, in 10 anni la perdita composta anno su anno di potere d’acquisto sarebbe oltre il 40% (pur avendo la medesima quantità di denaro, con esso si potrebbe acquistare mediamente il 40% in meno di beni e servizi, quindi si avrebbe quasi un dimezzamento della ricchezza reale).

Dopo aver compreso che con l’inflazione attuale, mantenere i risparmi in liquidità porta a un continuo impoverimento, il primo pensiero di ogni risparmiatore difensivo è quello di aprire un conto deposito che offra un tasso di interesse annuo in linea con l’inflazione attuale, in modo da tutelare il risparmio in linea con l’inflazione. Purtroppo attualmente i tassi di interesse delle banche centrali sono praticamente nulli da anni per cercare di sorreggere l’economia dopo la crisi dei mutui subprime, del debito europeo e del covid e questo porta i conti deposito ad avere tassi di interesse quasi nulli che non coprono minimamente il risparmio dall’inflazione.

Quindi come possiamo fare per difendere i risparmi dall’inflazione e dalle turbolenze dei mercati dovute al conflitto? Per questo è fondamentale la diversificazione globale (come abbiamo già indicato più volte) cioè creare un portafoglio di investimento formato da varie asset class decorrelate tra loro: infatti anche nei contesti di mercato più complessi, ci sono sempre asset difensivi che si muovo in modo opposto rispetto alla media del mercato, incrementando il loro valore all’interno dei vari cali generalizzati. Inoltre la strategia vincente è quella di ribilanciare il portafoglio vendendo parte degli asset in forte rialzo per investire la liquidità generata negli asset a sconto e sfruttare i rimbalzi futuri quando la situazione sarà differente (anche se è impossibile riuscire a vendere sui massimi e comprare sui minimi, questa rimane una strategia vincente nel lungo periodo).

Purtroppo molti investitori operano in modo inverso e invece di anticipare il mercato cercando di inseguirlo, svendendo gli asset dopo un crollo per comprare quelli che hanno già un costo elevato, ma questo nel lungo periodo porta sempre ad investire a prezzi molto elevati e quindi espone a maggiori rischi di crolli futuri. Inoltre molti investitori hanno una bassa diversificazione del portafoglio, in questo caso durante i crolli si trovano solo con ribassi in portafoglio senza possibilità di agire per riequilibrare le posizioni (che sono tutte in perdita).

ANALISI ANDAMENTO VARIE ASSET CLASS IN QUESTA SITUAZIONE DI INFLAZIONE ELEVATA, TASSI BASSI IN AUMENTO E CONFLITTO IN ATTO: COME GESTIRE IL PORTAFOGLIO

Dollaro, franco svizzero e oro (asset che devono essere presenti in ogni portafoglio)

  • Il dollaro (nei confronti dell’euro) si è quasi sempre comportato come una valuta rifugio, ovvero durante i periodi avversi del mercato il dollaro si è quasi sempre apprezzato nei confronti dell’euro (e anche in alcuni periodi di rialzo dei mercati la forza del dollaro può rimanere tale in base alle politiche monetarie di FED e BCE). La valuta americana si è svalutata nella seconda parte del 2020 (con il forte recupero dei mercati post crollo dovuto all’inizio della pandemia), mentre è tornata a salire dalla seconda metà del 2021 perchè l’ottimo andamento dell’economia statunitense dovrebbe portare ad un aumento dei tassi di interesse prima che questo avvenga nella zona euro. Inoltre lo scoppio del conflitto in Europa ha ulteriormente incrementato il valore del dollaro sull’euro. Questo significa che chi detiene parte del portafoglio in dollari, nei periodi avversi può contare su un asset che incrementa il suo valore, posizione che può essere liquidata quando si ritiene che la situazione globale stia migliorando o che può essere mantenuta nel lungo periodo e incrementata nelle fasi di calo della valuta stessa. Per investire in dollari è sufficiente acquistare ETF/fondi monetari in dollari o che comprendono titoli di stato e obbligazioni statunitensi di breve periodo (se si scelgono ETF o fondi con titoli di stato di lungo periodo o azionari, oltre al cambio entrano in gioco anche i tassi di interesse e il rischio azionario).
  • Per il franco svizzero (sempre nei confronti dell’euro) vale la medesima considerazione del dollaro con una differenza, mentre storicamente il dollaro fluttua intorno ad un valore medio rispetto all’euro (generalmente aumenta nelle fasi avverse di mercato e cala nelle fasi di rialzo), il franco svizzero nel lungo periodo aumenta sempre di valore rispetto all’euro (anche il franco ha dei periodi di calo, ma generalmente i massimi futuri nei confronti dell’euro sono sempre più elevati rispetto ai massimi precedenti, quindi il suo trend di lungo periodo è sempre ascendente finora e quindi può essere mantenuto nel tempo e incrementato durante i cali). Inoltre nelle fasi avverse il franco cresce molto di più rispetto al dollaro essendo un bene rifugio per eccellenza (anche in questo caso per acquistarlo valgono le medesime considerazioni su ETF e fondi fatti in precedenza)
  • Anche l’oro è il bene rifugio per eccellenza e il suo andamento migliora nelle fasi avverse dei mercati (anche se non mancano periodi di ribasso come per il 2013). In ogni portafoglio dovrebbe sempre esserci una parte di oro da incrementare nelle fasi di calo per poter sfruttare i suoi rialzi nelle fasi avverse (come in questo periodo), inoltre è anche possibile investire in titoli azionari di aziende aurifere che amplificano a rialzo e a ribasso l’andamento della materia prima e sono molto interessanti per un portafoglio diversificato. Anche per l’oro è possibile acquistare ETC in borsa che replicano il suo andamento e per le azioni aurifere è possibile l’acquisto diretto dei titoli, oppure un ETF o fondo settoriale

Titoli di stato e obbligazioni (bond) a tasso fisso o variabile

  • I titoli di stato e le obbligazioni a tasso fisso sono prestiti effettuati dagli investitori agli stati o alle imprese e hanno il vantaggio (se mantenuti fino a scadenza e se non si presenta il fallimento dell’emittente) di restituire il 100% del capitale investito e di pagare delle cedole ad un tasso fisso stabilito inizialmente per tutta la durata dell’investimento (le scadenze delle obbligazioni possono essere ravvicinate o durare anche decenni). Il vantaggio è appunto la restituzione di tutto il capitale a scadenza + le cedole, gli svantaggi sono il rischio fallimento emittente (per alcuni emittenti quasi nullo) e soprattutto il timing, infatti se si effettua l’investimento in un momento storico come quello attuale con i tassi al minimo storico le cedole pagate saranno minime per tutta la durata dell’investimento e non coprono dall’inflazione. Inoltre in caso di aumento dei tassi le future obbligazioni pagheranno cedole maggiori e quindi i prezzi delle obbligazioni attuali con tassi più bassi calano (infatti la restituzione pari al 100% del capitale è prevista solo a scadenza ma durante la vita dell’obbligazione si avrà una perdita). Quindi le attuali obbligazioni con tassi bassi e scadenza lunga avranno un calo nel caso di aumento dei tassi (avendo un tasso minore rispetto a quelle future sono meno interessanti), tale calo sarà recuperato solo nel corso del tempo in prossimità della scadenza dell’obbligazione. Detto questo se si acquistano ETF o fondi obbligazionari a tasso fisso (ricchi di obbligazioni a tassi bassi come in questo periodo), in caso di aumento dei tassi si avranno dei cali che saranno recuperati solo nel corso del tempo con le future cedole. Più i fondi/ETF contengono titoli con lunghe scadenze, più il calo in caso di aumento dei tassi sarà elevato, mentre in caso di scadenze ravvicinate i cali saranno minori e recuperati più velocemente. Inoltre in caso di bond in valuta estera bisogna considerare anche il rischio cambio.
  • I titoli di stato e obbligazioni a tasso variabile invece hanno una cedola variabile che appunto varia nel tempo in base all’inflazione o anche in base ai tassi di interesse (dipende dalla tipologia di obbligazione), quindi in caso di inflazione elevata o di aumento dei tassi consentono ti ottenere delle cedole maggiori, allineate all’aumento dell’inflazione o dei tassi (quindi sono più indicate per il contesto attuale come strumento difensivo). Anche in questo caso il vantaggio è quello di ottenere il 100% del capitale iniziale a scadenza, tuttavia in caso di calo dell’inflazione o di calo dei tassi le loro cedole saranno diminuite nel tempo. Anche in questo caso è possibile acquistare questi bond con ETF o fondi (denominati inflation linked o floating rate) che continueranno ad avere ritorni interessanti fino a quando l’inflazione sarà elevata o quando i tassi aumenteranno, tuttavia in caso di calo dell’inflazione o dei tassi si potrebbe incorrere in ribassi. Anche qui attenzione al cambio in caso di titoli in valuta estera

In linea di massima le obbligazioni e titoli di stato di breve scadenza consentono di tutelare il capitale durante le fasi avverse di mercato e sono un ottimo parcheggio dei risparmi per poi impiegarli successivamente in altri asset quando si presentano occasioni sul mercato.

  • Una menzione particolare meritano le obbligazioni High Yield o di paesi emergenti, il loro funzionamento è analogo alle altre obbligazioni ma i tassi offerti sono molto più alti (anche oltre il 5% annuo) per l’elevato rischio di fallimento degli emittenti. Le obbligazioni high yield non risentono molto dell’aumento dei tassi di interesse avendo già tassi molto elevati ma i loro prezzi prima della scadenza si muovono in modo molto simile al mercato azionario (quindi sono molto più volatili rispetto alle obbligazioni senior). Infatti essendo debito di aziende o paesi ad alto rischio, in caso di fasi avverse del mercato il rischio fallimento aumenta e anche il prezzo dei bond crolla. Tuttavia le cedole pagate sono molto elevate e anche il prezzo dei titoli aumenta notevolmente durante le fasi di recupero del mercato perchè il rischio fallimento è mitigato. Anche qui è possibile accedere ad una pluralità di obbligazioni sfruttando fondi o ETF settoriali.

Petrolio, gas e materie prime (commodity)
Come abbiamo detto in precedenza, anche durante le fasi avverse del mercato non tutti gli strumenti finanziari calano, anzi ci sono forti decorrelazioni da sfruttare per bilanciare il portafoglio. In questa fase di forte aumento dell’inflazione, le materie prime sono quelle che beneficiano maggiormente di questa situazione (nei fatti sono la causa principale dell’inflazione stessa insieme alla politica monetaria delle banche centrali). Chi avesse investito una parte del patrimonio in esse quando erano crollate ai minimi storici per il blocco globale dovuto al covid (come avevamo suggerito), ora si troverebbe con rialzi a tre cifre percentuali dovute alla ripartenza del mondo post blocco pandemico e anche a causa dell’attuale guerra Europea che sta ulteriormente aumentando i prezzi. Ovviamente investire ora sarebbe un rischio visti i prezzi molto alti (anche se i rialzi potrebbero continuare se la situazione non dovesse risolversi a breve come tutti speriamo), questo evidenzia che gli investimenti vanno effettuati preventivamente e non inseguendo il mercato durante i rialzi (con tutti i rischi del caso).
Anche per quanto riguarda le materie prime è possibile investire direttamente sul mercato, o tramite derivati (questa modalità è complessa per un investitore non professionale), oppure sfruttando anche in questo caso gli ETC quotati che sono disponibili per la maggior parte delle commodity. Sono anche disponibili ETC che rappresentano l’indice settoriale (come per esempio Bloomberg Commodity) il cui prezzo è una media delle principali materie prime quotate, quindi con un singolo ETC si investe in una media di tutte le materie prime.

Un modo alternativo di investire nelle materie prime sono i titoli azionari di aziende del settore che possono essere acquistati direttamente in borsa o come sempre tramite ETF o fondi di settore (anche se l’andamento non è sempre correlato perchè per quanto riguarda le aziende è sempre presente il rischio di impresa e di mercato da scontare sui corsi azionari). Nel caso in cui le materie prime dovessero rimanere ad un prezzo elevato ma costante, investendo direttamente in esse non si otterrebbero ulteriori guadagni, mentre le aziende di settore potrebbero continuare a sfruttare il prezzo elevato per incrementare i margini che impatterebbero in modo positivo sui dividendi e quindi sui prezzi dei titoli.

Titoli azionari
L’investimento azionario è quello che nel lungo periodo offre i maggiori guadagni nella storia (abbondantemente sopra l’inflazione), tuttavia questo avviene con grande volatilità dei prezzi e quindi anche forti ribassi nel breve periodo (i momenti migliori per investire). Purtroppo durante i vari crolli l’atteggiamento emotivo dell’investitore medio senza una pianificazione corretta degli investimenti è quello di svendere tutte le posizioni, perdendo tutti i rimbalzi futuri (perchè quando nei vari negozi sono presenti i saldi gli acquirenti si riversano a comprare a sconto, mentre quando questo succede sul mercato il sentimento è opposto e si punta a svendere e non a comprare? irrazionalità umana). Detto questo è sempre fondamentale ricordare che questo ragionamento vale per un portafoglio azionario diversificato globalmente e non per un singolo titolo che può continuare a scendere fino al fallimento della società.

  • S&P500, STOXX 600 e MSCI Emerging Markets: con questi 3 indici (bastano 3 ETF o un fondo azionario globale) in pratica si investe nell’azionario di tutto il mondo senza necessità di creare chissà quali strategie particolari. L’S&P500 comprende le 500 aziende americane più importanti, lo STOXX 600 comprende le 600 europee più grandi e l’emerging market copre i maggiori mercati emergenti con una quota rilevante della Cina. Volendo esiste anche l’indice MSCI ACWI che comprende tutti i mercati azionari globali ma è molto sbilanciato verso gli Stati Uniti (che comunque rimangono sempre il mercato più importante e più performante del pianeta). Per un investimento di lungo periodo basterebbe incrementare questi indici ad ogni ribasso del 20% subìto dagli indici stessi per poter ottenere un ottimo risultato (e non svendere sui ribassi per poi rientrare dopo i rialzi perdendo tutto il recupero). Nulla vieta di affiancare ad essi altri mercati come quello svizzero e giapponese (per sfruttare la forza della valuta elvetica e giapponese) o quello indiano per sfruttare il suo ottimo andamento (ormai ETF e fondi consentono di investire in tutto il mondo e ognuno può implementare la diversificazione che più preferisce, magari investendo parte del portafoglio su mercati che ritine migliori in prospettiva).
  • diversificazione settoriale: oltre alla diversificazione geografica è possibile prediligere per una diversificazione settoriale, di seguito indichiamo alcuni spunti ma le possibilità sono innumerevoli:
    • azioni value ad alto dividendo: nelle fasi avverse di mercato gli alti dividendi pagati da questi titoli consentono di mitigare i ribassi, inoltre essendo generalmente titoli difensivi con flussi di cassa abbastanza stabili nel tempo anche i ribassi a cui sono soggetti sono generalmente più contenuti rispetto al resto del mercato.
    • small cap ad alta crescita: questi piccoli titoli sono quelli maggiormente penalizzati durante le recessioni e i relativi crolli di mercato (non avendo ancora maturato economie di scala), potendo anche arrivare a crolli del 70/80%. Tuttavia durante l’espansione economica queste società sono quelle che consentono lo sviluppo delle nuove tecnologie globali e non è inusuale ottenere ritorni anche di X volte il capitale iniziale, inoltre alcune di queste società possono diventare i futuri colossi globali portando a guadagni considerevoli (vedi approfondimento), detto questo è fondamentale incrementare questa parte di portafoglio durante il crollo dei prezzi per poter sfruttare il loro enorme potenziale futuro.
    • settore energetico, materie prime, preziosi e difesa: come detto in precedenza questi settori sono quelli che al momento stanno traendo il maggiore vantaggio dalla situazione globale (anche se forse investendo ora si acquisterebbe a prezzi abbastanza elevati, questo evidenzia ancora di più il fatto di diversificare il portafoglio preventivamente, per poi scaricare parte della quota di portafoglio in forte rialzo per incrementare la parte di portafoglio con quotazioni a sconto).
    • settore bancario europeo e indici azionari italiani: le banche europee e le azioni italiane sono quelle maggiormente penalizzate dalla situazione bellica attuale e per le sanzioni perchè non si sa quale potranno essere le conseguenze sull’economia italiana nel caso di un conflitto protratto nel tempo. Tralasciando l’energia bisogna evidenziare che l’esposizione delle banche e dell’economia italiana verso le zone interessate dal conflitto è minima, inoltre a differenza del passato i bilanci delle maggiori banche italiane sono stati risanati e la loro solidità ormai è consolidata. I margini dei maggiori gruppi non evidenziano problemi particolari, anzi sono previsti lauti dividendi (che con il crollo delle quotazioni saranno percentualmente maggiori se si acquista a questi prezzi) ed anche il possibile aumento dei tassi della BCE per far fronte all’inflazione elevata gioca a favore del settore. Infine dobbiamo ricordare i 200 miliardi di euro concessi dall’Europa al nostro paese per il piano next generation eu che sono sempre presenti nonostante la situazione attuale. L’insieme di tutte queste considerazioni evidenziano che gli attuali crolli di borsa italiana sono più che altro un’occasione per un’acquisto a sconto, visti anche gli elevati dividendi pagati mediamente dalle azioni del mercato italiano (anche sfruttando gli sgravi fiscali di alcuni prodotti, vedi approfondimento)

Fondi immobiliari chiusi
Un investimento poco considerato perchè poco liquido è quello dei fondi immobiliari quotati, in pratica sono fondi con il possesso diretto di immobili sul mercato da cui traggono vantaggio sia tramite locazione, sia per la vendita degli immobili stessi in portafoglio. Lo svantaggio di tali fondi è appunto la bassa liquidità che porta il loro valore di borsa ad essere sempre molto svalutato (spesso anche oltre il 50% rispetto al NAV dei fondi, cioè al valore reale degli asset in portafoglio). L’inflazione elevata però dovrebbe rivitalizzare anche il comparto immobiliare e l’acquisto di questi fondi con uno sconto sul NAV così elevato potrebbe portare ad ottimi risultati nel lungo periodo (vedi i fondi disponibili). Esistono anche ETF e fondi non quotati legati all’immobiliare ma essi generalmente comprendono azioni di società legate al mercato immobiliare, quindi si tratta sempre di un investimento azionario in società immobiliari e non di un investimento diretto in immobili come i fondi chiusi quotati.

Certificates a capitale protetto
I certificati di investimento a capitale protetto sono molto interessanti perchè a fronte di una protezione totale o parziale del capitale consentono di investire in svariati settori azionari limitando il rischio di perdita del capitale (di contro limitano anche i possibili guadagni rispetto all’investimento diretto nei titoli). Essendo una tipologia di investimento particolare, molto interessante per diversificare e proteggere il portafoglio, invitiamo a leggere l’approfondimento (clicca).

In conclusione in un solo articolo non possiamo analizzare in dettaglio come impostare un portafoglio nei minimi dettagli, tuttavia abbiamo dato un’indicazione di fondo sulle varie possibilità disponibili, l’importanza della diversificazione per la decorrelazione di andamento delle varie asset class e la strategia (semplice ed efficace) di ricalibrare il portafoglio alleggerendo gli asset in forte guadagno per incrementare quelli sottovalutati acquistandoli a sconto. Questo nel lungo periodo porta a ritorni interessanti con una volatilità media accettabile.


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