Perchè l’inflazione è il risultato delle scelte di banche centrali e governi globali. Come difendersi…

Da anni sosteniamo che le reiterate politiche monetarie “espansive” (termine fuorviante che suscita erroneamente una sensazione di positività) protratte più del necessario per interesse di governi e comunità finanziaria, avrebbero portato forti squilibri al sistema creando bolle sui mercati finanziari ed elevata inflazione, situazioni che si sono presentate puntualmente come avevamo ipotizzato (vedi soprattutto la bolla sulle obbligazioni a tassi negativi creata dalle banche centrali e l’aumento dei prezzi sia finanziari che di beni e servizi nell’economia reale).
Questa situazione si sarebbe potuta evitare seguendo le regole di politica monetaria di Paul Volcker che negli anni 80 da presidente della FED pose fine al periodo di iper inflazione del decennio precedente, sfruttando in modo corretto gli strumenti di politica monetaria restrittiva che consentirono anche un periodo di sana crescita economica. Attualmente una personalità di questo tipo che possiamo ritenere uno dei migliori banchieri centrali della storia, sarebbe definita con il termine “falco”, un dispregiativo fine a se stesso che serve a convincere l’opinione pubblica della continua necessita di politiche espansive (perchè?) anche se esse ormai sono come l’eroina per chi ne è dipendente e il mercato globale deve uscire da questa spirale molto pericolosa, onde evitare problemi più gravi in futuro.

Per comprendere la situazione diamo una spiegazione più realistica dalla politica monetaria delle banche centrali:

  • POLITICHE ESPANSIVE: utili in situazioni di crisi economica perchè aumentano la massa monetaria in circolazione (e indirettamente anche il debito), incentivando gli investimenti e aumentando l’inflazione; quindi le politiche espansive (utili in periodi di recessione e deflazione) non sono positive a prescindere ma devono essere implementate con cura onde evitare bolle speculative sul debito (vedi subprime causati da tassi mantenuti artificiosamente bassi) o forti incrementi di inflazione se implementate quando non necessarie (come la situazione attuale).
  • POLITICHE RESTRITTIVE: utili in situazioni di crescita economica perchè diminuiscono la massa monetaria in circolazione, limitando l’aumento del debito e contenendo l’inflazione; le politiche restrittive quindi non sono negative come molto spesso vengono dipinte ma anzi sono fondamentali per tutelare i risparmi e mantenere crescita economica ed inflazione su una traiettoria corretta.

Per implementare la politica monetaria le banche centrali hanno le seguenti possibilità (elenchiamo quelle più significative):

  • TASSI DI INTERESSE: abbassando i tassi di interesse si implementano politiche espansive perchè i bassi tassi incentivano gli investimenti a debito, il quale crea un aumento di massa monetaria sfruttando il “moltiplicatore monetario” (approfondisci) che incide sull’aumento dell’inflazione, da utilizzare quindi in situazioni di recessione e deflazione. Viceversa aumentando i tassi di interesse si implementano politiche restrittive perchè i tassi alti limitano l’indebitamento evitando bolle finanziarie, diminuendo anche la massa monetaria in circolazione contenendo l’inflazione (meno moneta in circolazione, minor aumento dei prezzi, maggior tutela di risparmi e stipendi).
  • QUANTITATIVE EASING: è uno strumento di politica monetaria ultraespansiva non convenzionale (reso praticamente convenzionale nell’ultimo decennio) che viene implementato in situazioni di forte crisi dove anche tassi di interesse nulli (o negativi) non riescono a migliorare la situazione economica, in questa situazione la banca centrale crea direttamente denaro dal nulla (ormai il denaro sono dei bit sui server) e lo riversa nel sistema acquistando titoli di stato (cioè debito pubblico) sul mercato secondario (vedi come funziona) finanziando quindi indirettamente anche il debito stesso e mantenendo i tassi su esso bassi grazie agli acquisti. Questo strumento andrebbe utilizzato con criterio perchè la creazione indiscriminata di moneta può portare a bolle sui mercati e iperinflazione (come infatti è avvenuto): la liquidità creata finisce inevitabilmente o sui mercati (creando bolle finanziarie speculative molto pericolose) o nell’economia reale (aumentando inevitabilmente i prezzi).

Fatte queste premesse e considerando che veniamo da oltre un decennio quasi ininterrotto di quantitative easing e tassi nulli o negativi da parte di tutte le maggiori banche centrali globali (che hanno riversato nel sistema finanziario globale oltre 20 mila miliardi di dollari, giustificando tale scelta come sostegno all’economia mondiale, anche su pressione politica) non dovrebbe stupire la situazione inflazionistica attuale, considerando anche i continui blocchi alla produttività imposti (sempre dai governi) come scelta per far fronte al covid.

Se le politiche espansive erano ampiamente giustificabili per far fronte alla crisi dei mutui subprime, dei debiti europei e per il primo periodo del covid, il loro protrarsi ingiustificato è stata una scelta discutibile da parte delle banche centrali (forzate anche dai vari governi e dalla comunità finanziaria che nei fatti hanno sempre più potere di moral suasion sui banchieri centrali stessi per interesse).
Con le politiche espansive:

  • i governi possono indebitarsi a piacimento per consenso elettorale, utilizzando il denaro a debito (acquistato dalla banca centrale tramite creazione di nuova moneta) per spesa corrente a tassi artificiosamente bassi (proprio per l’acquisto delle banche centrali che abbatte il tasso stesso sul mercato). Gli squilibri creati saranno pagati dalle future generazioni…
  • gli investitori possono vendere i titoli di stato già in loro possesso alle banche centrali (con lauti guadagni) e investire la liquidità su titoli azionari che continuano a crescere proprio per la continua immissione di moneta nel sistema, ottenendo ulteriori guadagni dalla crescita costante dei mercati.

Per oltre un decennio questo scema ponzi mondiale è stato il sacro graal dei governi e della finanzia globale ma noi più volte abbiamo evidenziato il forte  rischio insito in queste politiche reiterate senza una necessità oggettiva, il nostro avvertimento era il seguente: cosa succederà all’inflazione quando la liquidità creata dalle banche centrali uscirà dai mercati finanziati e si riverserà nell’economia reale?
Questo si è puntualmente verificato con l’evento scatenate, ovvero il blocco della produttività e i relativi problemi alle catene logistiche causati dalle scelte dei governi globali durante il covid che hanno creato una scarsa reperibilità di materie prime e di prodotti finiti che sommati all’elevata massa monetaria in circolazione stanno portando il sistema all’iperinflazione (analogamente agli anni 70 dove l’economia mondiale era gestita in modo analogo a quella attuale e i risultati sono ovviamente i medesimi).

L’elevata inflazione è un problema per stipendi (che continueranno a perdere potere d’acquisto) e risparmi che se non gestiti per coprire l’inflazione verranno dimezzati in pochi anni per il continuo aumento dei prezzi che erode la nostra ricchezza reale a parità di patrimonio (patrimonio costante + aumento continuo dei prezzi = diminuzione ricchezza reale).

Se l’economia non andrà in recessione, questa situazione di alta inflazione legata a bassi tassi di interesse è favorevole ai governi per questo motivo:

  • in una situazione di alto indebitamento pubblico (a anche privato), un’elevata inflazione legata a bassi tassi di interesse consente ai governi di diminuire l’impatto reale del debito stesso (anche se in valore assoluto esso rimane costante) proprio per la diminuzione del potere d’acquisto della moneta: la svalutazione della moneta svaluta anche l’impatto del debito in termini reali
  • il mantenimento di politiche espansive con tassi bassi (anche se questo causa un continuo aumento dell’inflazione) consente di proseguire ad indebitarsi a tassi bassi, molto più bassi dell’inflazione stessa

Tutto questo però stride con la tutela di stipendi e risparmi perchè:

  • a stipendi costanti i prezzi sarebbero in continuo aumento, causando un impoverimento dei lavoratori
  • anche i risparmi sono zavorrati dall’inflazione e mantenendo i tassi bassi non ci sarebbe nessun investimento a basso rischio in grado di tutelare il risparmio pregresso dalla perdita di potere d’acquisto.

In sintesi la prosecuzione di questa gestione porterebbe a questa situazione:

  • vantaggio per i governi che possono indebitarsi a tassi bassi, svalutando il debito stesso sfruttando l’inflazione
  • svantaggio per stipendi e risparmi che verrebbero costantemente erosi dall’inflazione e i tassi bassi non consentono di investire a basso rischio per coprirsi dall’inflazione stessa.

Fortunatamente la FED e a breve sembrerebbe anche la BCE (soprattutto per paura di una recessione che farebbe venir meno i concetti precedenti) stanno giustamente cambiando politica monetaria per cercare di abbassare l’inflazione con le scelte seguenti (purtroppo con molto ritardo a nostro avviso):

  • interruzione della creazione di nuova moneta e dell’acquisto del debito pubblico sul mercato (termine quantitative easing)
  • graduale ritiro della massa monetaria dal sistema: ovvero implementazione del Quantitative Tightening (vedi cos’è)
  • repentino aumento dei tassi di interesse

Tuttavia al momento ci troviamo con un sistema ad inflazione elevata e bassi tassi di interesse.

COME DIFENDERSI DALL’INFLAZIONE
Siccome l’inflazione diminuisce la ricchezza a parità di capitale per l’aumento dei prezzi è necessario per i risparmiatori tutelare il proprio patrimonio con investimenti che consentono almeno un ritorno annuo equivalente all’inflazione stessa (per mantenere il potere d’acquisto costante).

Per tutelare il patrimonio quindi è possibile implementare queste strategie:

  • investire in un paniere di obbligazioni a tasso variabile, con il tasso di interesse legato all’inflazione (se si scelgono titoli in valuta estera attenzione al cambio). Attenzione inoltre alle obbligazioni a tasso fisso con lunghe scadenze perchè il loro valore è inversamente proporzionale all’andamento dei tassi (se i tassi salgono seguendo l’inflazione, il valore delle obbligazioni a tasso fisso diminuisce).
  • generalmente l’oro storicamente tutela il risparmio dall’inflazione (essendo un bene rifugio limitato), tuttavia meglio diversificare perchè il prezzo dell’oro si trova già a valori elevati
  • se le banche centrali dovessero alzare i tassi di interesse in linea con l’aumento dell’inflazione, questo potrebbe essere positivo per i titoli azionari bancari che dovrebbero aumentare i margini e i dividendi (anche se permane il rischio recessione che generalmente impatta in modo fortemente negativo sui titoli finanziari).
  • investire in titoli ad alto dividendo difensivi che coprano l’inflazione (inoltre questi titoli sono meno volatili rispetto alle altre azioni in caso di crollo dei mercati)
  • le materie prime generalmente crescono all’aumentare dell’inflazione, tuttavia le materie prime stesse anticipano questo trend (essendo spesso causa dell’inflazione stessa) e il loro prezzo infatti è già elevato, quindi potrebbero essere più interessanti titoli di aziende attive nella gestione delle materie prime
  • creare un portafoglio di investimento globale (o investire in una gestione patrimoniale) che segue la crescita economica mondiale e quindi di conseguenza tuteli dall’inflazione (in questo caso è sempre presente il rischio recessione con impatti negativi di breve periodo sul portafoglio)
  • selezionare azioni e obbligazioni che stanno già scontando pessimi scenari di mercato ma con buoni fondamentali e che potrebbero recuperare successivamente (esempio titoli legati ai trasporti e al tempo libero fortemente colpiti dal covid)
  • investire nell’immobilare (anche con titoli e fondi quotati) che generalmente consente ritorni positivi in periodi di alta inflazione

Con inflazione elevata e tassi di interesse bassi, mantenendo denaro in contanti, sui conti correnti o in conti deposito si ha la certezza di perdere ricchezza a parità di capitale per l’aumento costante dei prezzi, quindi è una scelta che porterà alla perdita di buona parte del patrimonio in modo certo.


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