Recovery Fund e titoli di stato: quali sono le differenze tra le due tipologie di finanziamento pubblico

In questi mesi il dibattito sulle modalità di utilizzo dei miliardi del recovery fund è molto serrato ma non c’è molta chiarezza sulla differenza insita tra l’utilizzo di questi fondi e l’emissione dei classici titoli di stato.

Per chiarire la differenza tra le due modalità di recupero di capitali è fondamentale comprendere il funzionamento del debito pubblico e il mercato dei titoli di stato (vedi approfondimento).

Sintetizzando il funzionamento dei titoli di stato possiamo dire che:

  • quando le spese dello stato non riescono ad essere coperte dalla tassazione, vengono emessi titoli di debito che vengono acquistati dagli investitori
  • lo stato utilizza il denaro ottenuto dagli investitori per la spesa pubblica, in cambio del pagamento di interessi e della restituzione del prestito dopo un periodo di anni prestabilito
  • molto spesso il nuovo debito viene contratto dallo stato per ripagare debito pregresso in scadenza (rolling) da restituire agli investitori
  • questo causa l’aumento costante del debito in valore assoluto, tuttavia il parametro da considerare è il rapporto debito / PIL che deve essere il minore possibile: la frazione ci dice che se all’aumento del debito corrisponde un analogo o maggiore aumento del PIL, l’indebitamento è sostenibile perchè porta crescita; viceversa se si ottiene un aumento del debito maggiore del PIL questo rende il debito stesso insostenibile e causa una maggiore difficoltà nel reperire capitale tra gli investitori, i quali si devono assumere un maggiore rischio di non ottenere la restituzione del capitale a scadenza e per questo richiedono un maggiore interesse per finanziare lo stato (questo causa l’aumento dello spread, vedi nel dettaglio).

I punti precedenti sono una piccola sintesi del funzionamento del debito pubblico di uno stato ed evidenziano il perchè dei problemi italiani, cioè un aumento del debito maggiore dell’aumento del PIL da molti anni che lo rendono insostenibile sul mercato.

Nel 2012 il debito italiano è stato salvato dalla BCE grazie a Mario Draghi che riuscì a far approvare il quantitative easing, cioè la creazione di nuovo denaro da utilizzare per acquistate il debito italiano, visto che il nostro paese non riusciva più a trovare investitori sul mercato se non pagando tassi di interesse elevatissimi che ci avrebbero portato al fallimento (i paesi del nord europa erano inizialmente contrari perchè maggiore denaro creato poteva portare inflazione, vedi approfondimento).

Chiarito il funzionamento del debito pubblico e il fondamentale aiuto della BCE, cosa cambia con il recovery fund?

Innanzitutto chiariamo che il recovery non è denaro recuperato dai paesi dell’unione europea tramite tassazione, ma sono titoli di debito emessi dall’unione europea stessa nel suo complesso e garantiti da essa (cioè da tutti gli stati dell’unione, praticamente sono eurobond a tutti gli effetti); denaro che poi sarà ripartito tra i paesi che ne hanno maggiore necessità e tra questi l’Italia ha concordato l’ottenimento di oltre 200 miliardi di cui:

  • oltre 80 miliardi di sussidi che il nostro paese potrà utilizzare senza che debbano essere restituiti (siccome però il debito verso gli investitori dovrà comunque essere restituito dall’europa, probabilmente verrà fatto emettendo nuovo debito in capo a tutta l’unione per ripagare il pregresso).
  • quasi 130 miliardi di prestiti a tassi agevolati (quasi vicini allo zero); questo denaro dovrà essere restituito dal nostro paese all’europa (la quale poi restituirà il prestito agli investitori) ma avrà il vantaggio di avere tassi di interesse simbolici e di far parte di titoli di debito europei che non impatteranno sullo spread come per titoli emessi e garantiti direttamente dal nostro paese (infatti il denaro è utilizzato dall’italia ma il rischio è condiviso con il resto dell’europa).

In dettaglio il recovery fund ha la seguente gestione:

  • l’intera unione europea emette titoli di debito pubblico sul mercato (eurobond) per recuperare denaro dagli investitori (in cambio di interessi) e li ripartisce ai paesi interni per sostentare la spesa pubblica.
  • a scadenza l’unione europea restituirà il capitale agli investitori, presumibilmente emettendo nuovi eurobond o utilizzando denaro del bilancio dell’unione europea.
  • i vantaggi per l’italia sono i seguenti: i capitali ricevuti a fondo perduto non saranno restituiti dal nostro paese e finiranno nel bilancio dell’unione europea (probabilmente l’unione europea restituirà tale debito agli investitori a scadenza emettendo nuovo debito senza una tassazione diretta dei contribuenti dell’unione) mentre i capitali ricevuti a debito dovranno essere restituiti dal nostro paese ma con tassi quasi azzerati ed essi saranno garantiti sul mercato dall’intera unione e non solo dal nostro paese.
  • i titoli europei vengono percepiti dal mercato come a rischio zero perchè l’unione europea nel complesso è una delle zone economiche più importanti e stabili del mondo insieme agli stati uniti e questo consente di reperire denaro sul mercato a costo quasi nullo; a differenza del debito emesso dal nostro paese, percepito come rischioso dal mercato se non supportato dalla BCE e quindi avente tassi più elevati
  • i titoli di debito emessi direttamente dal nostro paese aumentano direttamente l’indebitamento dell’Italia sul mercato dei capitali (già elevato), viceversa il capitale recuperato tramite emissioni europee impatta in modo indiretto sul debito del paese perchè i titoli sono emessi e garantiti dall’intera unione europea.

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