Tapering: perchè le banche centrali non possono continuare il quantitative easing all’infinito

Nelle discussioni economiche degli ultimi anni si parla quasi esclusivamente dei lati positivi del quantitative easing (a supporto dei debiti pubblici sul mercato), spesso tralasciando l’impatto sul valore assoluto del debito e soprattutto sull’inflazione futura.

Il concetto espresso più volte è che la ricchezza di ogni paese (e di conseguenza del mondo intero) nel suo complesso è finita e può aumentare solo grazie alla produttività e non aumentando il denaro in circolazione che non è ricchezza in quanto tale me è una rappresentazione di essa.
Se trasformo materia prima in un oggetto o gestisco un servizio creo ricchezza, se creo nuovo denaro aumentando la quantità di moneta in circolazione non creo nessuna ricchezza ulteriore ma diminuisco il valore della moneta in circolazione (essendocene di più vale meno, come per ogni altro bene) e nel lungo periodo questo causa un aumento dei prezzi (inflazione), diminuendo il potere d’acquisto dei risparmi a parità di denaro posseduto.

La mole di denaro posseduta da ogni individuo è solo un’unità di misura di quanti beni e servizi (che sono la reale ricchezza) tale individuo può ottenere con quel quantitativo di denaro. I soldi sono una rappresentazione dei beni e servizi ottenibili in quel momento, ma non sono ricchezza in se e quindi se il banco (le banche centrali) aumentano il denaro in circolazione, diminuiscono il valore della nostra ricchezza a parità di denaro posseduto.

Questo concetto al momento sembra fuorviante ma facciamo subito un esempio per chiarire: per semplicità ipotizziamo inizialmente che nel mondo esista un solo stato e che l’euro sia la sola moneta in circolazione, in base al potere d’acquisto attuale possiamo dire ragionevolmente che chi possiede un milione di euro (attualmente) abbia la possibilità di acquistare una mole di beni e servizi che si può definire elevata (cioè in base al linguaggio comune è ricco).

INFLAZIONE
Partendo dalla situazione precedente ipotizziamo che le istituzioni decidano di regalare un milione di euro ad ogni cittadino creando nuovo denaro tramite la banca centrale (cioè incrementando la massa monetaria del sistema); a differenza di quello che molti possono ipotizzare, in questa situazione non ci sarebbe nessun aumento di ricchezza perchè la produttività non cambierebbe (i beni e i servizi in circolazione rimarrebbero i medesimi) e il risultato che si ottiene è solo quello di un aumento smisurato dei prezzi per ottenere un singolo bene o servizio e questo perchè tutta la popolazione avrebbe a disposizione maggiore denaro che quindi perderebbe valore (un milione di euro, che prima era disponibilità di pochi, ora è disponibile per tutti e quindi perde valore). Questo semplice esempio è ottimale per evidenziare che la reale ricchezza non è il denaro (che ne è solo una rappresentazione), infatti se aumentiamo la massa monetaria in circolazione senza criterio, otteniamo solo una perdita di potere d’acquisto del denaro stesso e un aumento dei prezzi senza creare nessun tipo di ricchezza aggiuntiva.

Facciamo un esempio pratico utilizzando dei valori immaginari: ammettiamo che il patrimonio medio di ogni cittadino sia di 100 mila euro ed il costo di un caffè in questo sistema sia di 1 euro, se regalassimo 900 mila euro ad ogni cittadino per portare il patrimonio medio a 1 milione, la conseguenza sarebbe che un caffè da 1 euro passerebbe a 10 euro.
Ovviamente il sistema reale è molto più complesso e in situazioni di recessione uno stimolo monetario come il quantitative easing (vedi) può essere importante, ma qui stiamo evidenziando il concetto che aumentando la base monetaria in modo arbitrario non aumenta la ricchezza della popolazione.

PERCHE’ AD OGGI L’INFLAZIONE E’ BASSA DOPO UN DECENNIO DI QUANTITATIVE EASING
In realtà il concetto espresso nel titolo non è esatto, infatti possiamo dire che nel sistema attuale esistono 2 inflazioni differenti: quella inerente l’economia reale che fino a pochi mesi fa era sotto controllo e quella inerente il valore dei titoli finanziari in continua ascesa.
Quindi l’inflazione nell’economia reale è rimasta bassa perchè tutta la liquidità immessa nel sistema è finita sui mercati incrementando le quotazioni, questo è quanto successo nell’ultimo decennio:

  • gli stati emettono nuovo debito pubblico (aumentandolo) per utilizzare il denaro a supporto dei salvataggi sistemici e spesa pubblica

  • le banche centrali creano nuova moneta per comprare il debito sul mercato

  • gli acquisti del debito pubblico sul mercato da parte delle banche centrali aumentano il prezzo dei titoli quindi gli investitori privati vendono il debito pubblico alla banca centrale (comprato in precedenza a prezzi più bassi), incassando i guadagni dalla differenza di prezzo

  • parte del denaro incassato dalla vendita dei titoli di stato viene utilizzato dagli investitori per acquistare titoli azionari che come conseguenza continuano a salire

  • per anni il nuovo denaro creato tramite le politiche espansive delle banche centrali non è stato immesso nell’economia reale creando inflazione, ma è rimasto in gran parte sui mercati creando questa nuova tipologia di inflazione sui titoli finanziari i cui prezzi continuano a salire facendo incrementare i guadagni agli investitori

Questo tipo di inflazione potrebbe sembrare positiva ma in realtà è solo un immenso schema ponzi alimentato dalle banche centrali che sta arricchendo gli investitori, ma cosa succede se questa liquidità esce dai mercati finanziari e si riversa nell’economia reale? Al momento ne abbiamo un assaggio negli Stati Uniti con un valore inflativo che non si vedeva da oltre un decennio.


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