Andamento indici azionari dalla crisi subprime (si arriva al 1000%): e adesso?

Anche chi avesse investito in un portafoglio azionario diversificato globalmente prima della crisi dei subprime (subendo sfortunatamente tutto il crollo successivo), se avesse mantenuto l’investimento (magari incrementandolo sui ribassi avendo liquidità disponibile), ad oggi si troverebbe con un guadagno di minimo 2/3 volte il capitale investito inizialmente (nonostante il crollo iniziale). Di contro è facilmente intuibile che chi avesse investito solo dopo il crollo, ora si troverebbe con guadagni anche di 4/5 volte il capitale iniziale (avendo evitato il crollo iniziale).

Detto questo è molto difficile intuire quando i mercati sono in prossimità di un crollo importante, la cosa certa è che chi investe senza preoccuparsi troppo del loro andamento e mantiene parte della liquidità per incrementare gli investimenti stessi durante i crolli, nel lungo periodo ha la possibilità di ottenere guadagni considerevoli.

Questo ragionamento, come evidenziato più volte nei vari articoli, riguarda un portafoglio globale diversificato, mentre se consideriamo gli indici delle singole aree geografiche troviamo forti differenze.

ANDAMENTO INDICI PRE CROLLO SUBPRIME (clicca sul grafico per allargare)

Il grafico precedente evidenzia l’andamento degli indici dai massimi per crisi subprime fino ad oggi, come possiamo vedere gli andamenti non sono analoghi (anche se la media dei guadagni è ingente).

Vediamo quali sono i punti salienti:

  • l’indice italiano principale FTSE MIB (essendo ricco di titoli bancari che hanno subìto sia la crisi subprime, sia quella del debito italiano pubblico e privato) non è ancora riuscito a recuperare il valore che aveva prima della crisi del 2007/2008 rimanendo in negativo (unico caso)
  • all’opposto c’è l’indice NASDAQ che grazie al boom tecnologico (incrementato ulteriormente dal covid) ha ottenuto ritorni del 700% (in dollari ovviamente)
  • interessante è il caso di un indice italiano poco considerato che è il FTSE ITALIA STAR (vedi caratteristiche) che essendo caratterizzato da società in forte crescita e stabili ha ottenuto guadagni oltre il 300% (superiori anche all’indice DAX tedesco e allo S&P 500 americano). Questa è la dimostrazione del dinamismo delle PMI del nostro paese che non siamo molto bravi a sponsorizzare
  • infine abbiamo lo S&P 500 (l’indice americano più importante) con un rialzo del 200% (in dollari) e l’indice principale tedesco DAX che ha raddoppiato il capitale (evidenziando il dinamismo tedesco in questa fase storica)

Ricordiamo ancora una volta che questi risultati si sarebbero ottenuti investendo prima e non dopo la crisi subprime, a dimostrazione della bontà dell’investimento azionario nel lungo periodo (a prescindere dal momento dell’investimento).

Ovviamente chi avesse investito prima del crollo dei subprime e venduto per paura durante il crollo stesso, avrebbe perso denaro. Questo per dimostrare che durante i crolli azionari la strategia (tanto semplice quanto banale) è quella di investire a saldo (ovviamente il discorso vale per un portafoglio globale diversificato e non per un singolo titolo che può fallire e portare a zero il capitale senza possibilità di recupero).

ANDAMENTO INDICI POST CROLLO SUBPRIME (clicca sul grafico per allargare)

Nel grafico precedente sono evidenziati gli andamenti degli indici dai minimi della crisi subprime, ovviamente i ritorni sono molto più elevati rispetto a chi ha investito prima della crisi. Detto questo intuire quando ci si trova sui minimi di mercato è quasi impossibile, però questo evidenzia che durante i crolli è sempre ottimale investire globalmente, sfruttando i prezzi bassi per poter sfruttare i recuperi futuri (crolli del mercato intorno al 20/30% iniziano ad essere molto interessanti per investire, ancora meglio quando avvengono crisi profonde per portano a crolli del 50% e oltre, in quel momento incrementare l’investimento azionario è una scelta molto redditizia nel tempo).

Dai grafici precedenti evidenziamo che:

  • l’indice principale italiano FTSE MIB è riuscito a ottenere un risultato positivo, anche se minimo a causa della ulteriori crisi del debito sud europeo del 2011 (gli altri indici del grafico non hanno subìto questa problematica)
  • il NASDAQ, per via del boom tecnologico è riuscito a decuplicare il valore con rialzi oltre il 1000% (un investimento di 10 mila dollari sarebbe diventato 100 mila, partendo da 100 mila avremmo ottenuto un milione, ecc)
  • il FTSE ITALIA STAR, pur essendo un indice italiano (paese soggetto alla crisi debitoria) non è sbilanciato sul sistema bancario ma su aziende in crescita (anche tecnologiche) e quindi ha mantenuto la sua caratteristica di super indice italiano con un rialzo del 600% (secondo solo al NASDAQ).
  • chiudiamo con l’S&P 500 che ha avuto ritorni oltre il 400% e il DAX tedesco intorno al 250%

IN CONCLUSIONE
I grafici precedenti dimostrano (se ci fosse ancora necessità) che nel lungo periodo l’investimento azionario globale è vincente. Ovviamente investire dopo un crollo è sicuramente migliore rispetto ad un investimento precedente che può portare a perdite momentanee, tuttavia anche una perenne attesa di ribassi durante un mercato in continuo rialzo può portate alla “perdita” di ipotetici guadagni in attesa di un crollo che magari arriverà molto più avanti nel tempo, crollo che potrebbe anche NON portare i valori azionari a prezzi più bassi rispetto ad un nostro ipotetico investimento precedente (quindi avremmo comunque perso parte del guadagno per l’attesa). La strategia migliore è quella di investire e mantenere sempre parte di liquidità per incrementare a prezzi scontati durante i crolli.

E’ IL MOMENTO DELL’ITALIA?
Per l’indice principale italiano possiamo parlare di decennio (abbondante) perso, tuttavia sul mercato si stanno creando situazioni favorevoli per il nostro paese e in caso di recupero delle quotazioni, i guadagni potrebbero essere rilevanti. I punti sono i seguenti:

  • i bilanci delle banche italiane sono stati risanati quasi totalmente dai crediti deteriorati
  • il debito pubblico è elevato ma ormai la BCE (da Draghi in poi) è diventata prestatore di ultima istanza mitigando la problematica
  • l’Europa sembra più collaborativa e ha stanziato svariati miliardi per l’Italia anche a fondo perduto (che se investiti correttamente sono un volano importate per il sistema paese)
  • il post covid ha creato un certo dinamismo nel paese che sta portando ad un rimbalzo del PIL importante (anche se restiamo indietro rispetto al resto dell’occidente, ma la scommessa di investimento sul paese è proprio quella di chiusura di questo gap che può portare a guadagni interessanti)
  • la presenza di Draghi (che può essere o meno apprezzato) è comunque una garanzia per gli investitori internazionali di stabilità del paese
  • il dinamismo delle PMI che (come abbiamo visto dall’indice star) non è mai venuta meno nemmeno nelle situazioni difficili

Detto questo potrebbe essere interessante investire sull’Italia tramite strumenti come i PIR che oltre alla detassazione dei guadagni, sono gestiti in un mix di grandi aziende (che hanno sofferto in passato e un loro recupero dato dalla situazione favorevole potrebbe portare a ritorni interessanti) e PMI che come abbiamo visto proseguono la loro crescita in linea con il mercato globale: clicca per approfondire


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