S&P 500 US e STOXX Europe 600: comparazione e analisi dei due indici più importanti di Stati Uniti ed Europa

Analizziamo l’andamento dei 2 indici più importanti di Stati Uniti ed Europa:

Standard & Poor’s 500 (approfondisci)

Contiene 500 titoli azionari di società quotate a New York (NYSE e Nasdaq), rappresentative dell’80% circa della capitalizzazione di mercato. I titoli devono avere una capitalizzazione di mercato superiore a 6 miliardi di dollari, un flottante almeno del 50%, un volume di scambi mensili (negli ultimi mesi) non inferiore a 250.000 azioni ed un valore medio annuale del titolo superiore a 1 dollaro. Le società in questione devono inoltre presentare un utile di bilancio nei 4 precedenti trimestri, inteso come somma totale. Sebbene la maggior parte di questi titoli siano relativi ad aziende statunitensi, il criterio geografico non è comunque una discriminante. Le società da inserire nel paniere vengono selezionate attraverso il metodo della capitalizzazione flottante.

STOXX Europe 600 (approfondisci)

Contiene 600 titoli azionari di società quotate nelle piazze finanziarie di 17 paesi europei, che coprono circa il 90% della capitalizzazione di mercato. I paesi che compongono l’indice sono: Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Portogallo, Spagna, Svezia, Svizzera e Regno Unito.


Chi investe in questi 2 indici crea un portafoglio azionario ampiamente diversificato:

  • il capitale è investito in una pluralità di titoli azionari delle due zone economiche più importanti del mondo
  • il capitale è investito nelle due valute più importanti e stabili del mondo (dollaro ed euro; con una piccola esposizione in sterline e franchi svizzeri)
  • se a questi 2 indici si affianca anche l’MSCI Emerging Markets (vedi sotto) un investitore crea un portafoglio azionario diversificato su tutte le principali aree finanziarie del pianeta

MSCI Emerging Markets (approfondisci)

indice sull’azionario internazionale che segue i titoli di 26 paesi emergenti. Con oltre 1000 componenti l’indice copre circa l’85% del flottante della capitalizzazione di mercato di ciascuna nazione. I titoli azionari cinesi rappresentano quelli con una ponderazione maggiore all’interno dell’indice MSCI Emerging Markets con un peso del 41,94%, seguiti dal Taiwan (12,78%) e dalla Corea del Sud (12,09%). I principali settori all’interno dell’indice MSCI Emerging Markets sono il settore dei beni al consumo voluttuari (20,21%), il settore IT (18,46%) ed il settore finanziario (17,15%).

COMPARAZIONE S&P 500 con STOXX 600 (clicca per allargare)

Come possiamo vedere i due indici hanno avuto un andamento simile fino al 2011 per poi divergere con l’inizio della crisi dei debiti sovrani dei paesi del sud Europa, ecco alcune considerazioni:

  • Il contrasto tra i vari paesi europei sulla politica monetaria da intraprendere tramite la BCE ha causato forti problemi sui mercati del vecchio continente: la FED ha implementato immediatamente il quantitative easing dopo la crisi del 2008, l’Europa è intervenuta con la BCE solo dopo l’opera persuasiva di Draghi nel 2012 (vedi approfondimento).
  • Dal 2016 la divergenza tra indici si è ulteriormente accentuata (nonostante l’intervento della BCE in linea con la FED) soprattutto per la mancanza in Europa di investimenti in nuove tecnologie, a differenza degli Stati Uniti dove le aziende tecnologiche quotate sul NASDAQ (aventi il monopolio mondale) hanno trascinato l’economia e l’indice statunitense.
  • La capacità degli USA di “sponsorizzare” maggiormente le proprie società verso la comunità finanziaria mondiale (questo attrae capitali), nascondendo i problemi presenti nel sistema e la presenza di società di gestione patrimoniale americane che raccolgono capitali di investitori in tutto il mondo. Questa è una differenza molto importante rispetto al vecchio continente che ha la pessima inclinazione ad evidenziare solo i punti negativi delle proprie economie e questo pesa sulle scelte finanziarie degli investitori globali e sulla loro allocazione (se guardiamo la composizione della maggior parte dei fondi globali su morningstar, essi hanno un’esposizione molto elevata verso gli Stati Uniti rispetto ad ogni altra area geografica). La veridicità di questa analisi la si può riscontrare dalla capitalizzazione di borsa di società operanti nei medesimi settori con fatturati, utili e indebitamento simili: le aziende statunitensi hanno capitalizzazioni molto più elevate rispetto ad analoghe aziende europee con la medesima analisi fondamentale di bilancio, quindi la differenza di valore è dovuta solo ed esclusivamente alla capacità del sistema statunitense di attrarre capitali.
  • La pandemia ha accentuato gli investimenti verso le aziende tecnologiche quotate sul NASDAQ, trascinando a rialzo anche l’S&P 500 rispetto allo STOXX 600. Anche se la tecnologia avrà sempre più importanza nel sistema globale, al termine della pandemia stessa la popolazione globale tornerà a vivere come in precedenza (è utopico credere che la gente abbandoni totalmente la vita reale per utilizzare 24 ore su 24 le tecnologie). Data questa analisi le attuali quotazioni delle società tecnologiche sembrano abbastanza esagerate e nel prezzo comprendono un’aspettativa di crescita molto elevata (dopo anni di crescita già molto sostenuta), situazione simile al 2000. Per questo le quotazioni sacrificate di aziende con fondamentali solidi del vecchio continente (penalizzate dalla pandemia) potrebbero essere molto interessanti, anche grazie all’intervento dell’unione europea a sostegno del mercato.

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