Quali sono le migliori banche e intermediari per investire con le commissioni più basse

Spesso i ritorni negativi degli investimenti non sono dovuti all’andamento del mercato ma ai costi dei prodotti di investimento tradizionali e alla loro discutibile gestione: generalmente le banche tradizionali, i promotori finanziari e le banche di investimento propongono prodotti con commissioni di ingresso e di uscita dagli investimenti che mediamente sono intorno al 2/3% (con punte anche intorno al 5%) e costi di gestione annui del 2/3%, oltre ad “obbligare” l’investitore a mantenere l’investimento per X anni, pena ulteriori costi. Anche volendo acquistare titoli in autonomia con banche tradizionali, promotori finanziari e banche di investimento, oltre ad un costo fisso annuo per la custodia dei titoli, la compravendita dei titoli stessi ha una commissione superiore all’1%. Detto questo è fondamentale selezionare intermediati con i costi annui minori possibili e senza commissioni di ingresso/uscita, spesso i ritorni negativi degli investimenti non sono dovuti all’andamento del mercato ma ai costi dei prodotti di investimento tradizionali e alla loro discutibile gestione, essi puntano più che altro a remunerare la filiera commerciale che riesce a vendere i prodotti e trascura la gestione degli investimenti: sommando le commissioni di gestione annue, quelle di ingresso, le penalizzazioni in caso di vendita o variazione dell’investimento, in 10 anni si può arrivare a pagare anche il 30% di commissioni sul totale dell’investimento (con una zavorra simile il guadagno è certo per l’intermediario ma non per l’investitore che rischia il proprio patrimonio per il guadagno di terzi). Di seguito indichiamo la società con i portafogli di investimento in ETF con i migliori risultati del periodo e costi di ingresso/uscita azzerati:

MIGLIORI PORTAFOGLI IN ETF SENZA COMMISSIONI DI INGRESSO/USCITA (linea aggressiva più che raddoppiata negli ultimi anni: simula andamento gratuitamente). Miglior gestore in base alle recensioni dei clienti (vedi) con vari profili di rischio, dopo l’aumento dei tassi i vari portafogli sono ricchi di obbligazioni con rendimenti elevati e consentono di implementare la strategia seguente per ottenere un ritorno positivo quasi certo nel medio periodo.
Diversamente l’unica possibilità a rischio zero che si è creata con il rialzo dei tassi di interesse è sfruttare i conti deposito con tutela dei depositi:

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COME SFRUTTARE LA PROTEZIONE DELLE OBBLIGAZIONI IN UN PORTAFOGLIO DI INVESTIMENTO
Il vantaggio delle obbligazioni è la restituzione totale del capitale investito inizialmente a scadenza (salvo fallimenti che per titoli senior è fortemente improbabile), il fatto che la restituzione è sempre a 100 (cioè il 100%) e la presenza di cedole pagate durante la vita del titolo ci consente di utilizzare questi preziosi strumenti per costruire un portafoglio a basso rischio / alto rendimento anche con componente azionaria.

Per esempio, se acquistiamo alcune obbligazioni di emittenti differenti (per diversificare il rischio) con costo medio sul mercato di 80 e scadenza media 10 anni, sappiamo preventivamente che attualmente il nostro esborso è 80 ma che tra 10 anni la restituzione sarà 100 (clicca per approfondire il funzionamento). Quindi possiamo sfruttare il 20 di differenza risparmiato in fase di acquisto da poter investire nella componente azionaria che in un decennio dovrebbe portare a ritorni interessanti, sapendo comunque che questo 20 ci verrà restituito alla scadenza delle obbligazioni e che quindi il nostro capitale iniziale dovrebbe essere garantito, anche se la componente azionaria dovesse azzerarsi.

Esempio utilizzando 100 mila euro iniziali

acquisto mix obbligazionario scadenza 10 anni a prezzo medio di 80 –> esborso iniziale 80 mila euro (risparmio 20 mila euro)
acquisto ETF azionario globale utilizzando i 20 mila euro
a scadenza: rimborso mix obbligazionario di 100 mila euro (valore nominale a scadenza) + risultato andamento componente azionaria (anche se 0 il capitale iniziale è tutelato dal guadagno della parte obbligazionaria) + cedole pagate dalle obbligazioni durante gli anni
E’ anche possibile acquistare obbligazioni che hanno un valore nominale a 100 (in questo caso a scadenza non avremmo guadagni sulla differenza di prezzo) ma che pagano cedole elevate durante la vita del titolo e investire tali cedole in componente azionaria creando un PAC. Anche in questo caso il capitale iniziale a scadenza sarebbe tutelato per la restituzione del 100 nominale, mentre le cedole sarebbero utilizzate per la parte azionaria.

Come possiamo vedere la componente obbligazionaria ci consente di impostare un portafoglio con un rischio prestabilito e con una ragionevole tutela del capitale iniziale a scadenza, tentando anche di sfruttare gli interessi delle cedole spostandoli sulla componente azionaria che nel medio periodo ha sempre portato ottimi risultati:

  • portafogli rischio minimo: con l’aumento dei tassi di interesse (e il relativo crollo del prezzo delle obbligazioni) è possibile acquistare a sconto un portafoglio obbligazionario diversificato globale tra tasso fisso e variabile che può portare a ottimi ritorni nel medio periodo (avendo in pancia strumenti con titoli più economici con tassi positivi a scadenza).
  • portafogli rischio medio: sfruttare il crollo dell’azionario per investire a sconto in un portafoglio bilanciato globale tra obbligazioni e azioni (strategia indicata in precedenza).
  • portafogli rischio elevato prettamente azionari: sfruttare i bassi prezzi attuali che generalmente portano anche ad un raddoppio del capitale nel medio periodo durante i periodi di successiva crescita economica (in questo caso non si ha la protezione della componente obbligazionaria nel medio periodo)

Per chi non ha competenze dettagliate o preferisce affidare questa gestione a professionisti può registrarsi gratuitamente ed effettuare una simulazione dell’andamento dei vari portafogli e visionare il loro andamento finora (clicca)


L’IMPORTANZA DEGLI INVESTIMENTI PER SFRUTTARE IL RENDIMENTO COMPOSTO CONTRO L’INFLAZIONE
La variabile più pericolosa che i risparmiatori generalmente trascurano è l’inflazione (cioè l’aumento dei prezzi), essa nel tempo tende ad erodere il potere d’acquisto del capitale (anche se esso rimane costante) ed è proprio la costanza del patrimonio che trae in inganno molti risparmiatori inconsapevoli, i quali credono di avere il patrimonio sotto controllo quando in realtà il loro potere d’acquisto sta calando per l’aumento dei prezzi (capitale costante + aumento prezzi = diminuzione ricchezza). Quindi mantenere i risparmi in liquidità (sui conti correnti o in contanti) è una scelta che porta all’erosione costante dei risparmi e ci rende nella pratica sempre più poveri a parità di patrimonio.
Se l’inflazione occidentale attuale (vicina al 10% annuo) rimarrà costante nei prossimi anni (ovvero con i prezzi che aumentano mediamente quasi del 10% da un anno all’altro), dopo 10 anni i risparmi fermi sul conto corrente o in contanti avranno perso circa il 50% di potere d’acquisto (ovvero la nostra ricchezza sarà dimezzata anche avendo lo stesso denaro sul conto, a causa del raddoppio dei prezzi).

Le sole possibilità di tutelare i risparmi da questa erosione costante sono le seguenti (in base al profilo di rischio):

  • rischio nullo fino 100 mila euro grazie al fondo di tutela: depositare la liquidità in un conto deposito con i tassi più elevati del mercato
  • rischio medio: costruire portafogli come indicato in precedenza

Come possiamo vedere quindi, la scelta del denaro fermo sul conto o detenuto in contanti che il nostro risparmiatore considerava a rischio zero, in realtà dopo 10 anni potrebbe portare quasi al dimezzamento del potere d’acquisto (il denaro sarebbe costante ma la quantità di beni e servizi acquistabile con quel denaro sarebbe dimezzata per l’aumento dei prezzi).
Quindi mantenere denaro sui conti correnti o in contanti è a tutti gli effetti una scelta di investimento, spesso inconsapevole ma molto deleteria per i nostri risparmi (fondamentale l’esempio di iperinflazione degli anni 70 che dimezzava il potere d’acquisto in pochi anni).
Se iniziassimo a pensare al denaro per quello che è veramente e cioè una variabile (dove se aumentano i prezzi diminuisce il suo valore), intuiamo immediatamente che mantenere tutti i risparmi in liquidità è una scelta di investimento in forte perdita in caso di inflazione (e non di neutralità).
L’unica possibilità di tutelare il nostro risparmio nel corso del tempo per non perdere potere d’acquisto è l’investimento che consente di sfruttare il rendimento composto.

Per capire di cosa si tratta facciamo un esempio: prendiamo in considerazione un portafoglio di investimento X in forte espansione che riesce a raddoppiare il proprio valore ogni anno (ipotesi irrealistica ma ci consente di semplificare i calcoli e capire il concetto), guardiamo la tabella sottostante:

Possiamo vedere che da un anno all’altro il rendimento è sempre del 100% (cioè l’investimento raddoppia ogni anno), tuttavia per chi investe nell’anno zero e mantiene l’investimento, l’incremento di valore negli anni successivi non riguarda solo il capitale iniziale ma anche i guadagni precedentemente effettuati proseguono il loro incremento, cioè si tratta di un guadagno sui guadagni precedentemente effettuati in modo esponenziale e questo è il RENDIMENTO COMPOSTO.

Il concetto di rendimento comporto è valido per un portafoglio di investimento globale diversificato che segue la crescita economica mondiale (tranne brevi periodi recessivi dove in caso di calo delle quotazioni si può incrementare l’investimento per sfruttare i recuperi successivi); tale considerazione non è valida per indici settoriali e a maggior ragione per singoli titoli, i quali potrebbero continuare a perdere valore nel tempo o annullarsi in caso di fallimento. Solo un portafoglio globale può garantire nel tempo una crescita delle quotazioni legata all’andamento economico con opportunità di incremento nei periodi ribassisti, diversamente investendo in singoli titoli, settori o aree geografiche non c’è nessuna certezza di ritorni positivi nel tempo.

Come abbiamo detto l’esempio precedente non è veritiero a livello numerico (è impossibile avere simili guadagni in così breve tempo con portafogli diversificati) ma serve per comprendere le potenzialità del rendimento composto.
Evidenziamo quindi una stima dell’andamento medio storico per varie tipologie di portafogli (aggressivo, moderato e prudente) per vedere l’impatto del rendimento composto; fatto X il capitale iniziale investito otteniamo:

  • portafoglio aggressivo -> rendimento medio annuo 10% -> rendimento composto molto impattante (ritorno medio del 150% nel decennio)
  • portafoglio moderato -> rendimento medio annuo 5% -> rendimento composto mediamente impattante (ritorno medio del 60% nel decennio)
  • portafoglio prudente -> rendimento medio annuo 1% -> rendimento composto poco impattante (ritorno medio del 10% nel decennio)

Con queste considerazioni, chiunque investirebbe tutto il capitale in un portafoglio aggressivo ma i dati precedenti sono una media, in realtà bisogna considerare la volatilità del mercato nel breve termine per i vari portafogli: per un portafoglio aggressivo le perdite nel breve periodo possono essere più ampie rispetto ad un portafoglio moderato (mentre per un portafoglio prudente sono minime), a fronte di recuperi successivi molto più elevati.

Detto questo:

  • nel lungo periodo l’investimento in portafogli aggressivi consente ritorni molto più elevati, a fronte di possibili perdite di breve periodo (per chi non ha necessità di utilizzare il capitale nel breve termine sono i più indicati)
  • i portafogli moderati consentono di mitigare le perdite nel breve, a fronte di guadagni minori nel tempo
  • i portafogli prudenti sono utili per tutelarsi dalla volatilità dei mercati e se si ha necessità di disinvestire a breve, cercando comunque di ottenere un ritorno minimo almeno pari all’inflazione.
  • dopo i ribassi, se possibile, incrementare l’investimento per sfruttare i recuperi successivi

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