Quali sono i reali problemi finanziari dell’Italia

Dopo la crisi finanziaria che ha colpito l’economia globale un decennio fa, la quasi totalità dei paesi sviluppati o in via di sviluppo è riuscita a creare un tasso di crescita tale che li ha portati ad un PIL superiore a quello pre crisi.
Purtroppo l’Italia è uno dei pochi paesi che si trova ancora oggi con un PIL inferiore e per questo l’opinione pubblica cerca vari capri espiatori esterni al nostro paese quando in realtà la quasi totalità dei problemi economici sono riconducibili alle leggi discutibili della tanto rimpianta quanto disastrosa seconda parte della prima repubblica (cioè da fine anni 60 a inizio 90).

ANDAMENTO PIL PAESI EUROPEI (dati Bankitalia) clicca per allargare

Ecco quali sono i problemi che affliggono il nostro paese:

  • età media della popolazione più elevata del globo dopo il giappone (clicca).
  • popolazione attiva (cioè quella che produce e paga tasse e contributi previdenziali) intorno ai 23,5 milioni di persone a fronte di 60 milioni di cittadini totali, questo indica che circa 36,5 milioni di cittadini vivono grazie a tasse e contributi pagati dalla parte attiva del paese, cioè circa il 40% del paese deve pagare anche per il restante 60%
  • elevato numero di popolazione inattiva in età produttiva (cioè persone che non lavorano pur essendo in età produttiva e questo soprattutto per la bassa partecipazione femminile al lavoro rispetto ad altri paesi e questo non per il tempo necessario alla gestione dei figli visto che la natalità è una delle più basse d’europa, molto più bassa di paesi con una maggiore partecipazione femminile al lavoro)
  • attuali pensioni in pagamento con sistema retributivo (approfondisci cos’è), cioè le pensioni attualmente in pagamento non sono coperte da effettivi contributi versati in età lavorativa dai medesimi pensionati ma comprendono un premio pagato tramite i contributi imposti agli attuali lavoratori che non potranno però usufruire di questo sistema pensionistico in futuro perchè giustamente abolito visti gli squilibri economici che sta creando. In pratica si sta praticando una redistribuzione intergenerazionale dagli attuali lavoratori verso i pensionati tramite la contribuzione obbligatoria (la natalità al minimo storico ne è la conseguenza, un paese che tutela gli anziani tartassando i giovani non ha futuro). A questo va aggiunto il pagamento delle cosiddette pensioni baby (spesso in pagamento da svariati decenni a fronte di versamenti di soli 20 anni) e di molte pensioni di reversibilità sempre pagate con sistema retributivo verso chi, molto spesso, non ha versato contributi. Se uniamo questo folle sistema pensionistico (che attualmente paga circa 18 milioni di pensioni) alla demografia attuale capiamo perchè la pressione fiscale sulla parte attiva del paese è una delle più elevate del globo e perchè il paese è in crisi.
  • metà delle persone che attualmente percepiscono la pensione non hanno mai versato contributi (vedi approfondimento) e molte pensioni vengono pagate a persone che vivono all’estero (praticamente si tassa il sistema italia per pagare una pensione che verrà spesa in un altro paese, finanziando altre economie tassando la nostra).
  • sistema italia basato su aziende pubbliche o piccole / medie imprese con pochissime multinazionali che consentirebbero un maggiore sviluppo economico e lavorativo (vedi multinazionali giapponesi che consentono di bilanciare i problemi del paese sul debito pubblico).

Il mix di queste problematiche demografiche, leggi pensionistiche e sistema economico affliggono il nostro paese e non consentono il suo sviluppo.

IMPATTO DELLE PENSIONI SULLA SPESA PUBBLICA
Prima di analizzare i dati è necessaria una premessa indispensabile, per legge il bilancio dell’INPS è separato da quello dello stato ma guardando separatamente i dati non ci si rende conto della situazione reale del paese.
I contributi pagati attualmente dai lavoratori all’INPS non sono considerati tasse ma appunto contributi pensionistici slegati dalla tassazione ma siccome essi sono obbligatori e non facoltativi e vengono utilizzati per il pagamento attuale di pensioni in regime retributivo che a tendere andrà a scomparire si sta parlando di una vera e propria redistribuzione tra generazioni e quindi questi contributi devono essere inseriti nel calcolo della tassazione attuale per avere un quadro veritiero.

Inoltre bisogna anche indicare che nel bilancio INPS figurano tutti i tipi di trattamenti pensionistici pagati dall’ente (vedi vari trattamenti pensionistici gestiti dall’ente) che comunque in ogni caso vengono sempre pagati con i contributi e le tasse della parte produttiva del paese e quindi è corretto inserire tutto nel calcolo seguente per vedere quanto impatta welfare e sistema pensionistico sulla popolazione attiva in italia.

BILANCIO INPS (analisi dati per competenza di periodo e considerando le sole entrate/uscite correnti che sono i dati che evidenziano la “gestione caratteristica” dell’ente)
da Bilancio su sito INPS

Come possiamo vedere l’INPS ha:

  • uscite correnti per circa 340 miliardi di euro annui (per pagamento pensioni e prestazioni welfare)
  • entrate da contributi obbligatori pagati dagli attuali lavoratori per circa 230 miliardi (ricordiamo che i più giovani dei quali andranno in pensione a 70 anni circa e fino a tale età continueranno a versare contributi a favore di chi sta percependo la pensione retributiva, o è in pensione da decenni dopo solo 20 anni di lavoro, o ancora a chi percepisce la reversibilità e non ha mai versato nulla all’INPS: si tratta di un sistema equo tra generazioni?)
  • entrate ottenute dalla tassazione, infatti lo stato trasferisce oltre 100 miliardi all’INPS per coprire le uscite precedenti visto che i contributi della parte produttiva del paese non sono sufficienti visto il funzionamento attuale del sistema retributivo.

BILANCIO STATO (analisi dati per competenza di periodo e considerando le sole entrate/uscite correnti che sono i dati che evidenziano la “gestione caratteristica” dello stato)

da Bilancio su sito MEF

Sintetizzando abbiamo che:

  • le spese correnti dello stato (al netto di rifinanziamento del debito, interessi e spesa INPS che è nel bilancio dell’ente separato visto in precedenza) ammontano a 510 miliardi: siccome oltre 100 miliardi di spesa sono trasferimenti verso l’INPS per coprire le uscite dell’ente, la spesa corrente dello stato (senza INPS e debito) è circa 400 miliardi
  • il rimborso agli investitori dei prestiti contratti in precedenza (cioè il rimborso dei titoli di stato) avviene emettendo nuovo debito utilizzato per rifinanziare il precedente in scadenza, tutto questo non è a somma zero ma impatta sul bilancio dello stato per circa 80 miliardi annui di interessi da pagare per il denaro ottenuto in prestito dagli investitori (se ci fosse una politica di diminuzione del debito tagliando la spesa, questi interessi andrebbero a diminuire man mano che il debito cala): vedi approfondimento su funzionamento dello stato e del debito pubblico

ANALISI SPESA PUBBLICA: LEGAME BILANCIO INPS E BILANCIO STATO

Come detto in precedenza, legalmente le uscite dell’INPS non sono spesa pubblica perchè l’ente ha un bilancio separato da quello dello stato, tuttavia a nostro avviso (essendo i contributi INPS obbligatori e non facoltativi) le uscite dell’ente devono essere considerate alla stregua di spesa pubblica per avere un quadro completo di quando spende lo stato e in quali settori.

Detto questo se sommiamo le uscite correnti dello stato (tralasciando quindi debito e interessi) e le uscite dell’INPS abbiamo: 510 miliardi uscite stato + 340 miliardi uscite INPS (a cui sottrarre 105 miliardi di trasferimenti tra i due bilanci, altrimenti tale importo sarebbe considerato 2 volte)= 510 mld + 340 mld – 105 mld = circa 750 mld

Possiamo quindi dire che a fronte di una spesa pubblica corrente (senza debito) di circa 750 miliardi di euro, le uscite INPS tra pensioni e welfare risultano essere 340 miliardi, cioè impattano per circa il 45% sul totale della spesa pubblica.

  • Come può un paese credere di poter uscire da una crisi, sostentando con quasi il 50% di spesa pubblica corrente diritti acquisiti dalla classe sociale che è anche la più ricca del paese (vedi sotto grafico bankitalia che evidenzia il vantaggio di chi percepisce pensioni da decenni con il sistema retributivo non coperto da contributi precedenti, vantaggi che gli attuali lavoratori non avranno ma pagano ad altri con la tassazione attuale)

  • Perchè un giovane dovrebbe lavorare o aprire un’impresa in un paese con una pressione fiscale oltre il 60% per pagare i diritti acquisiti da altri ma a lui non concessi? (vedi approfondimento). I risultati di queste politiche sono: pochi figli e molti giovani (soprattutto con istruzione elevata che sono una risorsa) che si trasferiscono all’estero; l’istruzione di un giovane è un investimento sul futuro per lo stato, ma quando questi si trasferiscono all’estero a causa del sistema paese, essi diventano un costo (l’Italia paga per la formazione e la competenza verrà sfruttata da altri stati).

In conclusione l’unica salvezza di questo paese sarebbe l’inversione totale della situazione, anche cercando di cambiare la costituzione per permettere la modifica di diritti acquisiti ingiusti e l’abolizione retroattiva del sistema pensionistico retributivo anche per le pensioni attualmente in pagamento e non solo quelle future, questo consentirebbe risparmi annui di 100 miliardi sulla spesa pubblica da utilizzare per detassazione e riduzione del debito, un volano eccezionale per il paese e per le nuove generazioni.
In questo caso però sarebbe necessaria una larga maggioranza che abbia la forza di mettere mano alla carta costituzionale e rendere possibile modifiche retroattive, intaccando diritti acquisiti che stanno portando il paese alla bancarotta, maggioranza che quindi perderebbe ogni possibilità di rielezione ma che entrerebbe nella storia per un nuovo rinascimento del paese.
Tutto questo è purtroppo utopico, la politica è interessata a mantenere il potere e quindi il sistema italia non ha molte possibilità di migliorare la situazione fino a quando ci sarà un ricambio generazionale e finalmente gli attuali diritti acquisiti scompariranno.
La cosa interessante nei prossimi decenni sarà quindi capire se il nostro paese (con questi forti squilibri nel sistema) riuscirà a rimanere tra i paesi della terra che si possono definire ricchi o se sarà costretto a cedere il passo ad altre economie più evolute che non opprimono fiscalmente la parte produttiva del paese per diritti acquisiti anacronistici.


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