Perchè le decisioni delle agenzie di rating impattano sul mercato, ma in un mercato libero non dovrebbero esistere

Le agenzie di rating sono società che assegnano giudizi (rating) riguardanti la solidità e la solvibilità di aziende e stati che emettono titoli sul mercato finanziario, i “rating” sono dei voti su una scala predeterminata, generalmente espressa in termini di lettere e/o altri simboli (vedi approfondimento).

Le maggiori agenzie di rating globali sono Standard & Poor’s (vedi azionariato), Moody’s (vedi azionariato) e Fitch (controllata da Hearst Corporation, vedi); come si può vedere le prime due sono ad azionariato diffuso (senza un azionista di maggioranza), aventi come maggiori azionisti società di gestione del risparmio (cioè società di gestione di fondi di investimento).

Le agenzie di rating sorgono per aiutare (teoricamente) ad affrontare i problemi di asimmetria informativa presenti sul mercato al fine di aumentarne l’efficienza a livello globale fornendo informazioni utili d’investimento. Gli investitori presenti sui mercati si affidano infatti ai giudizi emessi dalle agenzie di rating per decidere quali titoli comprare e in che misura, a seconda della predisposizione al rischio dei soggetti investitori.

La vigilanza sulle agenzie di rating è affidata all’autorità competente dello Stato membro di origine (in Italia la Consob) in collaborazione con le autorità competenti degli altri Stati membri interessati, avvalendosi del collegio competente e coinvolgendo opportunamente l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA), o la SEC negli USA.

Le agenzie di rating sono state criticate dagli analisti finanziari per la non piena affidabilità delle loro analisi di rating in quanto società private non esenti da conflitti di interessi col resto del mercato (vedi il loro azionariato analizzato in precedenza) e la recente crisi finanziaria ha riacceso il dibattito sulla loro regolamentazione.

FONDI DI INVESTIMENTO E AGENZIE DI RATING

Uno dei problemi principali è il legame tra le scelte di investimento dei fondi e le agenzie di rating, infatti ogni agenzia di rating divide i titoli tra investment grade e non investment grade detti junk (spazzatura) cioè titoli di società o stati a rischio fallimento. Questo però in un mercato finanziario libero crea dei problemi perchè molti investitori seguono l’indicazione delle agenzie di rating creando un mercato “pilotato” (anche se queste indicazioni molto spesso risultano errate).

Un ulteriore problema più grave è che molti fondi di investimento (per regolamento interno) sono obbligati a vendere titoli considerati junk dalle agenzie di rating (questo per una teorica tutela degli investitori). Questo atteggiamento però crea un effetto gregge dove la scelta di un singolo istituto di rating crea vendite a cascata obbligatorie sul mercato.

Se un fondo di investimento percepisce una commissione per gestire i risparmi dei clienti, perchè deve attenersi alle valutazioni di un’agenzia di rating senza decidere in autonomia? Seguendo questa logica un cliente potrebbe crearsi autonomamente un portafoglio di investimento, seguendo in prima persona le indicazioni delle agenzie (scelta poco raccomandabile) e risparmiano sulle commissioni dei fondi.

Consigliamo quindi di scegliere fondi di investimento autonomi, che non hanno nessun obbligo di investimento / disinvestimento legato ai giudizi delle agenzie.
Il legame tra fondi di investimento e agenzie di rating è illogico, i bilanci di stati e aziende sono pubblici e le commissioni percepite dai fondi per gestire i capitali dei clienti dovrebbero renderli autonomi nella scelta, anche andando contro le valutazioni delle agenzie (spesso errate).

Per lo stato italiano questo legame è un grosso problema, essendo il nostro paese molto vicino al giudizio junk per il proprio debito pubblico. Se in futuro questo giudizio dovesse materializzarsi, molti fondi di investimento che hanno acquistato il nostro debito, sarebbero costretti (per regolamento interno) a vendere tali titoli, creando una forte crisi per il nostro paese come nel 2011 (come funziona il debito pubblico, vedi).

GIUDIZI TARDIVI DELLE AGENZIE DI RATING

Guardando storicamente, gran parte dei giudizi delle agenzie di rating sono arrivati in modo tardivo, in tempi non consoni alla tutela del risparmio, anzi spesso investendo in modo contrario rispetto a quanto comunicato dalle agenzie di rating si sarebbero ottenuti ottimi guadagni o salvato i risparmi.

L’esempio più eclatante è il giudizio di investment grade espresso da tali agenzie sia verso Lehman Brothers prima del fallimento, sia verso i mutui subrime americani prima della crisi (vedi).
Chi avesse seguito tale valutazione (compresi i fondi che seguono i rating a tutela dei propri clienti) avrebbe perso tutto il capitale, solo successivamente al disastro tali agenzie hanno rivisto il loro giudizio (cosa ovviamente inutile), quando ormai era arrivato il momento di ricomprare i titoli di altre aziende che successivamente sarebbero state risanate (ma considerate ormai spazzatura da tali agenzie).
In questo contesto, un fondo di investimento che avesse investito ignorando le agenzie di rating ma basandosi su analisi interne (magari discordanti), avrebbe consentito ai propri clienti una tutela del risparmio in primis e un lauto ritorno in seconda battuta, meritando totalmente le commissioni pagate per la gestione.

Stessa situazione per i titoli del debito argentino o greco, in questo caso le agenzie confermarono le problematiche di tali paesi ma lasciarono il giudizio investment grade e il risultato per gli investitori è stato disastroso.

Analogo discorso per i titoli di stato italiano nel 2011, in questo caso ricordiamo che l’italia ha sempre onorato il proprio debito. Chi avesse seguito l’indicazione delle agenzie verso il nostro paese (rimasto sempre investment grade ma con analisi in continuo peggioramento) avrebbe venduto in perdita i titoli a causa dello spread, mentre chi avesse comprato in quella situazione avrebbe raddoppiato il capitale in pochi anni (tra interessi e recupero delle quotazioni, vedi cosa è successo).

CONCLUSIONI

In un mercato che dovrebbe essere libero, seguire le analisi delle agenzie di rating è insensato. Ogni investitore o fondo di investimento (lautamente pagato con le commissioni dei clienti) dovrebbe essere in grado di effettuare un’analisi su dove e come investire in base ai bilanci pubblici di stati e aziende. La sola cosa fondamentale è avere organi regolatori che vigilino sulla correttezza dei dati comunicati al mercato da aziende e stati, in modo che ogni investitore sia libero di investire in base alle proprie valutazioni, senza rating che spesso lasciano molto a desiderare.


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