Ecco i motivi per cui i paesi con moneta sovrana possono fallire

Prima di analizzare le differenze del sistema euro rispetto al sistema lira (vedi approfondimento), vediamo di analizzare quanto segue.

Da alcuni anni circola la teoria per cui i paesi con moneta sovrana (cioè stati che emettono una propria valuta) non possono fallire .
Se guardiamo il mondo è storicamente costellato di fallimenti di stati a moneta sovrana:

Fallimenti sovrani

Quella precedente è la lista di tutti i fallimenti statali della storia e sono tutti paesi falliti pur avendo una propria moneta.
Giustamente qualcuno farà notare che molti di questi paesi sono falliti dopo essersi indebitati in valuta estera ma se un paese con valuta sovrana (in base a questa teoria) non può fallire, perchè indebitarsi in valuta estera?

Ed è proprio la risposta a questa domanda che svela il reale problema degli stati, i quali possono fallire indipendentemente dalla sovranità o meno della moneta.

Generalmente si lega la possibilità di fallimento di un paese al solo indebitamento ed ai relativi tassi di interesse, tralasciando completamente il valore della moneta sul mercato.
Se il valore di una moneta fosse trascurabile o fissato a tavolino (mentre in realtà il valore è determinato dalle transazioni sul mercato globale del forex), uno stato non avrebbe nemmeno necessità di fare debito ma potrebbe finanziare direttamente l’economia stampando tutta la moneta necessaria e gestire il sistema tramite lo stato centrale (che è la base dei sistemi comunisti).

Considerare il denaro come ricchezza a se stante è errato perchè il denaro in se non vale nulla (estremizzando, trovandosi su un’isola deserta possiamo stamparne denaro all’infinito ma il suo valore è nullo); il valore della valuta di un determinato paese sul mercato dei cambi (forex) deriva dai beni e servizi che produce quel paese ed in base a questo (che è ricchezza reale) il mercato valorizza la valuta di conseguenza.

Detto ciò se un paese stampa nuova moneta senza aumentare la produttività non sta creando ricchezza ma sta solo diminuendo il valore della sua valuta nel mercato mondiale (semplificando se la ricchezza reale è costante ed aumento il denaro in circolazione, diminuisco il valore del denaro cioè aumento i prezzi, vedi approfondimento).

Creare nuova moneta con la banca centrale (in modo limitato) può essere utile per svalutare parzialmente la propria valuta sul mercato dei cambi per favorire le esportazioni e diminuire i tassi di interesse sul debito, tuttavia la creazione eccessiva di moneta può far crollare il potere d’acquisto ed aumentare fortemente l’inflazione (vedi approfondimento).

Negli anni 70 il mondo abusò di questa possibilità di stampare moneta per finanziare spesa pubblica improduttiva (cioè elargire denaro fine a se stesso senza produttività annessa) con il risultato che la nuova massa monetaria fece aumentare l’inflazione (cioè fece aumentare i prezzi) del 20% all’anno senza creare nessun tipo di ricchezza ma vari squilibri macroeconomici.

inflazione

Per risolvere questa problematica la sola possibilità era quella di limitare la massa monetaria immessa sul mercato legandola alla produttività, separando le banche centrali (che hanno appunto la facoltà di creare tutta la moneta necessaria) dai governi (vedi approfondimento).

Limitare l’immissione di liquidità consentiva alla valuta di mantenere il potere d’acquisto, come conseguenza però lo stato o tagliava i costi della spesa pubblica improduttiva (quella dei regali economici che non porta alla crescita del PIL, vedi approfondimento) oppure doveva ricorrere o alla tassazione o al debito (e l’italia ha intrapreso purtroppo la seconda via).

DEBITO e VALUTA

Come abbiamo detto un paese può gestire la spesa pubblica (stipendi pubblici, pensioni, sanità, scuola, investimenti pubblici, ecc) o tagliando la spesa improduttiva, o aumentando le tasse o facendo debito da ripagare in futuro con interessi.
E’ facilmente comprensibile che sia tagliare la spesa pubblica che aumentare le tasse sono manovre impopolari perchè vanno a toccare gli interessi di alcuni elettori, quindi fare debito che verrà ripagato dalle generazioni future (e che quindi diventerà un problema dei governi futuri) è molto più semplice.

L’emissione di debito da parte dello stato funziona in questo modo, vengono effettuate delle aste sul mercato dove gli investitori prestano denaro allo stato stesso in cambio di un tasso di interesse.
Così facendo lo stato non crea nuova moneta per gestire la spesa pubblica ma utilizza moneta esistente prestata dagli investitori, questo permette di limitare la moneta in circolazione e mantenere elevato il suo valore (cioè questo sistema limita l’inflazione e mantiene i prezzi costanti, in pratica tutela i risparmi pur consentendo di effettuare spesa pubblica).

E qui sorge il problema che differenzia i vari stati del pianeta, la spesa dello stato può essere produttiva o improduttiva e se la spesa è improduttiva si crea debito non per la crescita ma per rendite di posizione con evidenti squilibri futuri.

Se il debito è contratto per spesa pubblica produttiva, esso è un investimento per il paese perchè il PIL cresce più del debito contratto (quindi il rapporto debito/pil cala) e di conseguenza troviamo sul mercato sempre più investitori disposti a prestarci denaro a tassi di interesse sempre più bassi (proprio per la gestione oculata da parte dello stato).
Gli investitori che prestano soldi ai paesi e che acquistando titoli di stato (vedi approfondimento) sono gli stessi cittadini che direttamente o indirettamente tramite i fondi di investimento di banche e intermediari (che gestiscono gli investimenti per essi) prestano i propri soldi allo stato in cambio di interessi.
Essendo il mercato libero i titoli possono essere acquistati da investitori esteri che riconoscono la serietà di uno stato e quindi finanziano il suo debito pubblico per ottenere gli interessi, ovviamente un cittadino estero per comprare il debito di uno stato deve prima acquistare la sua valuta che quindi nel mercato globale aumenta di valore e di conseguenza il potere d’acquisto dei cittadini di quel paese.

Se il debito è fatto per spesa pubblica improduttiva, esso è una zavorra per il paese perchè il PIL crescerà meno del debito contratto (e il rapporto debito/pil aumenta), quindi sul mercato troveremo sempre meno investitori disposti a prestare denaro allo stato e come conseguenza lo stato pagherà tassi di interesse sempre più alti per attirare investitori (proprio per la gestione pessima che il paese fa del denaro prestato).
Inoltre avremo anche meno investitori esteri disposti a finanziare il nostro paese, questo si traduce in una vendita della valuta sui mercati internazionali che quindi causerebbe una perdita di valore della moneta sul mercato con relativa perdita di potere d’acquisto per i cittadini di quel paese.

Se i tassi di interesse a cui gli investitori sono disposti a prestare denaro allo stato iniziano a diventare troppo elevati per il rischio paese (o se addirittura gli investitori non sono più disposti a prestare denaro per paura di non vedersi restituito il prestito per la pessima gestione), generalmente lo stato interviene con la banca centrale stampando la nuova moneta necessaria per finanziare il nuovo debito pubblico che non riesce a vendere sul mercato.

Così facendo però si aumenta la massa monetaria in circolazione senza aumentare la produttività del sistema, quindi la moneta perde valore (perchè la moneta creata non rappresenta ricchezza aggiuntiva) e questo aumenta i prezzi, oltre ad aumentare il debito pubblico visto che la moneta stampata oltre a perdere valore viene usata per essere prestata allo stato aumentando il debito creando un circolo vizioso che può portare al fallimento di uno stato (vedi esempio).

Questo intervento fatto in maniera limitata è normale in periodi di deflazione o per stabilizzare il sistema per brevi periodi (vedi quantitative easing americano dopo la crisi dei mutui subprime o il qe della bce per il problema dei debiti dei paesi del sud europa) a patto di fare le riforme per riportare il sistema stesso su una strada sostenibile in modo da interrompere questo processo.
Inoltre una svalutazione controllata dovuta all’immissione di nuova moneta può essere utile (soprattutto in situazione di deflazione per cercare di aumentare i prezzi) per le esportazioni del paese aumentando la competitività (a patto di non subire un tracollo valutario che distruggerebbe i risparmi e farebbe impennare i costi di importazione e delle materie prime se un paese ne è sprovvisto come l’italia).

Se invece si persevera con la spesa pubblica improduttiva creando valuta all’infinito, si finisce nella situazione di molti paesi sudamericani odierni o di quelli evidenziati nella tabella precedente.

Se la necessità di nuova moneta creata è tale da portare ad un tracollo valutario, cioè una perdita esponenziale di valore della moneta che rende difficile anche l’acquisto dei beni essenziali per vivere (proprio perchè tale moneta stampata non è supportata da beni e servizi reali quindi nel mercato mondiale non ha valore), uno stato in questa situazione tende ad indebitarsi in valuta estera per aggirare il problema.
In pratica lo stato si finanzia sul mercato promettendo la restituzione del debito in una valuta estera forte, questo invoglia gli investitori a prestare denaro (rispetto ad una valuta debole) ed a tassi più bassi.

Questa è una scommessa che lo stato stesso effettua (visto che un paese non può emettere valuta estera ma può solo creare la propria ed acquistare quella estera sul mercato dei cambi, forex), in pratica lo stato spera che iniettando liquidità in valuta forte nel sistema possa riuscire a risollevare l’economia e di conseguenza anche il valore della propria moneta, per poi riuscire a restituire il prestito in valuta forte.
Di contro se il sistema economico non si riprende perchè si persevera con la spesa improduttiva, lo stato non sarebbe in grado di ripagare debito in valuta estera forte e sarebbe costretto a dichiarare fallimento perchè non in grado di restituire il prestito.

Un paese in questa situazione non può più rivolgersi al mercato per indebitarsi nuovamente (non avendo restituito i prestiti precedenti non troverebbe nessun investitore disposto a rischiare) quindi è costretto a stampare tutta la moneta necessaria per far fronte ad una spesa pubblica che è chiaramente improduttiva (cioè non legata a ricchezza reale, in pratica si continua a iniettare denaro in un sistema che non produce e quel denaro continua a perdere valore).
In una situazione del genere anche se il debito sarebbe teoricamente annullato perchè acquistato totalmente dalla banca centrale, la valuta avrebbe un valore talmente esiguo che renderebbe difficile anche il sostentamento (come la situazione venezuelana attuale dove i prezzi aumentano del 700% all’anno, vedi situazione germania pre nazista).

Interessante anche la situazione giapponese che pur avendo il record mondiale di debito pubblico/pil acquistato massicciamente dalla banca centrale con nuova moneta, ha anche un sistema produttivo basato su un elevato numero di multinazionali che esportano in tutto il mondo, questo consente alla valuta di mantenere un forte potere d’acquisto e ha consentito un arricchimento del sistema nipponico. Lo squilibrio è dato dal fatto che una buona parte di questa ricchezza è appunto utilizzata per finanziare il debito pubblico per renderlo sostenibile, ricchezza che essendo utilizzata per finanziare lo stato non può essere utilizzata per investimenti creando un problema di stagnazione economica che nel paese si protrae dagli anni 90.

Abbiamo così dimostrato che un paese a moneta sovrana può fallire come già successo più volte nella storia, proprio perchè il fallimento non dipende solo dal debito ma anche e soprattutto dal valore della valuta.
Il fallimento di uno stato è dovuto alla mancanza di produttività di beni e di servizi reali di cui la moneta e il debito sono solo una rappresentazione (come se fossero un termometro) e manipolare il termometro in medicina non è mai servito a risolvere la malattia.

SISTEMA LIRA E SISTEMA EURO (clicca)

CONSEGUENZE RITORNO ALLE VALUTE NAZIONALI IN EUROPA (clicca)


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