La fondamentale differenza tra debito pubblico in valore assoluto e rapporto debito/PIL: situazione italiana

Quando si parla di debito pubblico spesso si fa molta confusione, molti articoli fanno riferimento al debito del paese in valore assoluto mentre altri analizzano il rapporto debito / PIL, cioè due parametri completamente differenti senza però approfondire la differenza dei due indicatori, creando molta confusione tra i non addetti ai lavori.

In realtà la differenza è molto semplice (ma fondamentale):

  • VALORE ASSOLUTO DEBITO PUBBLICO: è il valore totale di debito accumulato da un paese in quel preciso momento da restituire agli investitori (di seguito all’articolo approfondiremo come funziona).
  • RAPPORTO DEBITO / PIL: è una frazione, cioè un rapporto espresso in % avente al numeratore il valore assoluto di debito pubblico visto al punto precedente e al denominatore il PIL del paese (vedi cos’è il PIL, clicca).

Da questo si evince che il rapporto debito/PIL è un indicatore più completo rispetto al solo dato del debito assoluto, poco interessante se preso singolarmente.

Infatti parlare di aumento continuo del debito pubblico in valore assoluto non è una notizia interessante, tutto il sistema capitalista si basa sul continuo aumento del debito; il dato fondamentale è che l’aumento di debito sia sostenibile grazie alla crescita del PIL e per questo il rapporto debito/PIL è un dato molto più interessante.

Per completezza facciamo notare che ci possono essere alcuni paesi che in periodi limitati della storia riescono a non aumentare il debito per l’ottimo andamento dell’economia (come la germania in questi anni), però sono casi limitati a brevi periodi; inoltre anche nei sistemi ad economia comunista gestita centralmente dallo stato il debito è un parametro trascurabile perchè la moneta è gestita dal governo che può aumentare la massa monetaria a piacimento senza aumentare il debito, la conseguenza di questo sistema è però il forte aumento dell’inflazione (cioè l’aumento del costo della vita dei cittadini, vedi approfondimento). Togliere la moneta dal controllo dei governi è fondamentale per la stabilità dei prezzi e la tutela dei risparmi dei cittadini, di contro in questo caso lo stato finanzia la propria spesa pubblica indebitandosi (vediamo successivamente nell’articolo il funzionamento del sistema).

Ricapitolando l’aumento di debito in valore assoluto è utilizzato dagli stati per aumentare la spesa pubblica, tuttavia se il nuovo debito contratto è utilizzato per spesa corrente (cioè per “regali” elettorali ad alcune classi sociali per ottenere consenso) questo non incide positivamente sul PIL ma sarà solo debito sulle spalle delle nuove generazioni, le quali dovranno restituirlo con gli interessi agli investitori. Viceversa se l’aumento del debito viene effettuato per investimenti, questo mette in moto l’economia e incide positivamente sul PIL.

A livello matematico quindi il rapporto debito/PIL evidenzia in modo cristallino l’andamento di un paese (più diminuisce il valore % del debito/PIL, più migliorano i conti dello stato), cosa non visibile tramite l’analisi del solo debito in valore assoluto:

  • DIMINUZIONE DEBITO/PIL: per ottenere una diminuzione del rapporto o diminuisce il numeratore (cioè diminuisce il debito), o aumenta il denominatore (cioè aumenta il PIL), o il denominatore deve aumentare in modo maggiore rispetto al numeratore (cioè l’aumento del debito viene usato per investimenti che creano un aumento del PIL maggiore rispetto al nuovo debito contratto, diminuendo il rapporto).
  • AUMENTO DEBITO/PIL: in caso di aumento del rapporto significa un peggioramento dei parametri; o aumenta il numeratore (cioè aumenta il debito), o diminuisce il denominatore (cioè diminuisce il PIL), o il denominatore aumenta in modo minore rispetto al numeratore (cioè l’aumento del debito viene usato per spesa corrente per consenso senza creare un aumento del PIL in linea con il nuovo debito contratto, aumentando il rapporto)

In definitiva non è importante il debito in valore assoluto, ma la sua sostenibilità nel tempo data dalla crescita del PIL e solo il rapporto debito/PIL riesce ad evidenziare questa sostenibilità nel tempo (è possibile una crescita economica infinita? approfondisci).

Da considerare anche che in periodi di crisi economica come il 2008 un aumento del debito/PIL è fisiologico perchè la nuova spesa pubblica e quindi il nuovo debito è necessario per far fronte al momentaneo crollo del PIL. Quindi in queste fasi c’è un contemporaneo aumento di debito con diminuzione del PIL con conseguente aumento del rapporto debito/PIL. Questo aumento però deve essere limitato ai periodi di recessione perchè se rimane costante anche nei periodi di crescita economica globale, evidenzia problemi cronici dell’economia di un paese.

ANDAMENTO RAPPORTO DEBITO/PIL ITALIANO NELLA STORIA

Tralasciando i periodi a cavallo delle guerre mondiali, il momento storico che ha caratterizzato la maggior crescita del rapporto debito/PIL in italia sono gli anni 80. In questo periodo si è registrato un forte aumento della spesa pubblica a debito senza un incremento del PIL in linea con la spesa stessa, tale politica ha portato sicuramente un beneficio immediato per chi ha giovato della spesa pubblica in quel momento storico ma ha creato una “zavorra” in capo alle generazioni future (quelle attuali) che si trovano a dover ripagare un debito (e i relativi interessi) senza aver avuto nessun beneficio da tale spesa che è stato totalmente utilizzato dalle generazioni precedenti, le quali hanno traslato le problematiche ai posteri che però da quella spesa hanno ottenuto solo i costi e non i benefici (problema generazionale italiano). I bassi tassi di interesse portati dall’euro rispetto ai tassi elevati della lira (vedi approfondimento all’interno dell’articolo) sono riusciti a migliorare la problematica che però dopo la crisi del 2008 è tornata alla ribalta prepotentemente.

SITUAZIONE ITALIANA ATTUALE

  • debito pubblico valore assoluto circa 2350 miliardi di euro
  • PIL valore assoluto circa 1750 miliardi
  • rapporto debito/PIL= 2350/1750= 135% circa

COME FUNZIONA IL DEBITO PUBBLICO

Il debito pubblico di uno stato è paragonabile al mutuo di una famiglia che non ha il denaro necessario per acquistare un’abitazione, quindi si rivolge ad un istituto bancario per ottenere la liquidità necessaria per l’acquisto di una casa in cambio della restituzione dell’importo nel tempo con gli interessi.

Ovviamente l’istituto bancario richiede delle garanzie per concedere il mutuo, verificando la situazione familiare, lavorativa e patrimoniale del richiedente, onde evitare di concedere denaro a fondo perduto senza ottenere la restituzione.

Per uno stato il concetto è analogo, per gestire la spesa pubblica (pensioni, stipendi pubblici, infrastrutture, ecc ecc) ogni paese ha 3 possibilità:

  • 1 tassazione
  • 2 indebitamento
  • 3 creare nuova moneta da utilizzare per la spesa corrente usando la banca centrale con tutti i relativi squilibri nel lungo periodo (vedi approfondimento)
  • l’alternativa è un sistema comunista dove lo stato centrale gestisce ogni attività in modo centralizzato

Ovviamente un paese può limitare tassazione, indebitamento e creazione di moneta tagliando la spesa pubblica corrente che però ovviamente non potrà mai essere annullata (in italia sicuramente potrebbe essere gestita in modo molto più oculato utilizzando i risparmi per detassare le imprese e diminuire l’indebitamento).
Per far fronte alla spesa pubblica quindi gli stati utilizzano in primis la tassazione, ma quando questa diventa troppo elevata creando recessione e lo stato non vuole tagliare la spesa pubblica (per necessità o per consenso elettorale) ci si affida all’indebitamento (che però comporta il pagamento anche degli interessi essendo un prestito). La creazione di moneta (quantitative easing) invece è una procedura non convenzionale che può essere utilizzata solo in periodi limitati di tempo a causa degli squilibri che crea nel lungo periodo (forte aumento di debito e/o inflazione, vedi approfondimento).

ESEMPIO
Ammettiamo che stia nascendo un nuovo stato (il cui debito iniziale è ovviamente 0) la cui spesa pubblica per il primo anno sia 100 e il governo decide di recuperare tutto tramite tassazione: per il primo anno quindi lo stato è in pareggio di bilancio e non è necessario ricorrere all’indebitamento (incasso da tassazione 100, spesa 100 –> 100-100=0 pareggio di bilancio senza debito).

Per il secondo anno la spesa pubblica dello stato passa a 120 ma il governo ritiene che aumentare la tassazione possa portare a recessione o alla perdita di consenso elettorale quindi limita la tassazione a 100 come per l’anno precedente. In questa situazione il bilancio dello stato è in deficit (tassazione 100, spesa 120 –> 100-120=-20 deficit) e per coprire il disavanzo lo stato deve ricorrere all’indebitamento di 20, recuperando denaro sul mercato pagando degli interessi (a breve vedremo come funziona).

Il terzo anno la spesa pubblica statale passa a 150 ma il governo mantiene sempre la tassazione a 100 quindi il deficit annuale è di 50 (150-100) da recuperare tramite indebitamento sul mercato.
In questa situazione se consideriamo l’indebitamento totale si arriva a 70 (50 dell’anno corrente + 20 dell’anno precedente).

Da qui si evince perchè il debito degli stati storicamente aumenta sempre e perchè considerare singolarmente il solo parametro del debito non è significativo se non lo si lega alla crescita del PIL, infatti l’aumento del debito non è un problema se ad esso si accompagna un adeguato aumento del PIL del paese perchè significa che il debito è utilizzato per investire, se invece al debito non corrisponde un’adeguata crescita del PIL significa che il paese sta spendendo male le sue risorse (quella che si chiama spesa improduttiva che rende difficile trovare i capitali sul mercato per il debito stesso).

Tornando all’esempio del mutuo: se lo richiediamo per acquistare un’abitazione ed abbiamo una professione stabile la banca lo eroga senza particolari problemi, avendo la ragionevole certezza di poter riavere il capitale iniziale con gli interessi ed avendo anche l’abitazione stessa a garanzia. Viceversa se si richiede un mutuo senza garanzie per giocare al casinò e tentare la sorte perchè non si vuole lavorare, è quasi impossibile che una banca ottemperi alla nostra richiesta perchè sarebbe quasi impossibile restituire il denaro.
La stessa considerazione può essere fatta per gli stati, un paese che si indebita per spesa corrente improduttiva senza creare crescita (cioè per regali elettorali in cambio di voti), è difficile che riesca a finanziarsi sul mercato perchè non troverebbe investitori disposti a rischiare il loro denaro per paura di non vederlo restituito, oppure potrebbe trovarli solo a fronte di un alto tasso di interesse da pagare (a maggiore rischio un investitore richiede maggiore rendimento).

PARAMETRO DEBITO / PIL
Per quanto abbiamo detto quindi non si analizza mai il solo dato del debito di uno stato (che in genere sale sempre) ma si fa un’analisi del debito in rapporto al PIL (cioè alla crescita del paese).
Infatti se il PIL di un paese aumenta in linea con il debito, il paese in questione non avrebbe problemi a gestire l’aumento del debito (il maggiore debito sarebbe coperto dalla maggiore crescita), viceversa un maggiore debito per spesa improduttiva senza crescita non avrebbe copertura futura e il debito del paese in questione andrebbe in crisi sui mercati finanziari.

Matematicamente si tratta di una frazione calcolata in percentuale dove minore è la %, migliore è la situazione economica del paese. Non esiste un limite massimo al rapporto stesso ma generalmente si fa un paragone tra i vari paesi e possiamo indicare come 100% il valore massimo indicativo da non superare, onde evitare rischi sui mercati (l’italia è oltre il 130% e anche gli stati uniti hanno superato il 100%).

Facendo un esempio se nell’anno 1 il PIL di un paese è 100 e il debito è 80, il rapporto debito/PIL sarebbe 80/100=80%

Se nell’anno 2 il PIL passa a 110 e il debito a 88, il debito in valore assoluto è aumentato da 80 a 88 ma grazie all’aumento del PIL il rapporto debito/PIL sarebbe invariato 88/110=80%.
Quindi anche a fronte di un aumento del debito la situazione del paese è ottimale perchè tale debito ha contribuito alla crescita economica.

Se viceversa nell’anno 2 il PIL fosse passato a 105 e il debito a 88, la bassa crescita del PIL non sarebbe sufficiente a giustificare il debito contratto e il rapporto sarebbe 88/105=84% in peggioramento

COS’E’ FINANZIARIAMENTE IL DEBITO PUBBLICO DEGLI STATI E CHI LO DETIENE
Ma veniamo al punto dolente per l’opinione pubblica, cos’è finanziariamente il debito pubblico di uno stato e chi lo detiene? Cioè chi è che presta i soldi allo stato in cambio del pagamento degli interessi?
La risposta è molto semplice perchè chiunque può prestare denaro a qualsiasi stato del mondo in cambio di interessi tramite l’acquisto dei titoli di stato, quindi i titoli di stato sono il debito pubblico dello stato stesso.

Quando uno stato ha necessità di denaro (per finanziare la spesa o per rifinanziare debito pregresso in scadenza, vedremo a breve cosa significa) effettua delle aste sul mercato primario dei titoli di stato, questi titoli possono essere acquistati da ogni singolo cittadino (tramite la propria banca o sim, clicca per vedere le migliori con i costi più bassi), dai fondi di investimento, dai fondi pensione, dalle banche, ecc ecc (quindi i soldi prestati agli stati sono i risparmi delle persone).
In pratica l’investitore presta denaro allo stato in cambio di interessi pagati dallo stato stesso a intervalli regolari, oltre alla restituzione del capitale iniziale a scadenza del prestito.

Esistono vari tipi di titoli di stato in base alla durata dell’investimento (mesi o anni) e alla tipologia di interessi pagati (fissi o variabili), ovviamente più è lunga la durata più i tassi sono elevati. I titoli di stato più comuni sono: BTP e BOT ma esistono molte più variabili (vedi tipologie).

Una volta emessi i titoli di stato (cioè una volta che lo stato ha incassato il capitale necessario tramite il mercato primario), essi vengono scambiati tra gli investitori sul mercato secondario (cioè in borsa, vedi titoli stato italiani quotati).
Quindi se un investitore ha acquistato un titolo di stato che scade tra 10 anni ma ha necessità di denaro può rivenderlo in borsa ad un altro investitore, questo mercato è trasparente allo stato il quale una volta emessi i titoli non restituirà più il denaro fino alla scadenza pattuita (durante la durata del finanziamento pagherà solo gli interessi), quindi un investitore per recuperare il denaro prima della scadenza lo deve rivendere in borsa ad un altro investitore.

Vedi come funziona il mercato dei titoli di stato (clicca)

Il problema principale si verifica quando il debito/PIL aumenta in modo smisurato, in questa situazione il mercato potrebbe ritenere che lo stato non sia in grado di ripagare a scadenza il debito contratto a causa del forte debito e della bassa crescita.
Quindi chi ha acquistato un titolo di stato cerca di rivenderlo sul mercato per paura che lo stato stesso non sia in grado di ripagare l’investimento iniziale. In questa situazione ovviamente ci sono pochi compratori sul mercato e molti venditori ed è molto probabile che la vendita del titolo di stato avvenga ad un prezzo molto più basso rispetto all’investimento iniziale, facendo registrare una perdita per l’investitore. Inoltre quando in borsa diminuisce il prezzo dei titoli di stato, aumentano i tassi di interesse (perchè gli interessi sono decorrelati rispetto al prezzo) e questo influisce sui tassi di interesse che lo stato deve pagare durante le nuove emissioni sul mercato primario, creando un circolo vizioso che può portare al fallimento dello stato stesso che non riuscirebbe più a finanziarsi sui mercati.

Ovviamente questi sono casi limite come stava succedendo in europa alcuni anni fa (vedi approfondimento), generalmente chi acquista un titolo di stato e lo mantiene fino a scadenza ottiene la restituzione del capitale iniziale + gli interessi.
Detto questo è però fondamentale ricordare che se uno stato non ha i conti in ordine un fallimento è possibile, in questo caso l’investitore potrebbe perdere tutto o parte del capitale prestato allo stato stesso.

RIFINANZIAMENTO DEL DEBITO
In realtà molto spesso uno stato contrae nuovo debito per ripagare il debito pregresso e gli interessi, in questo caso l’esempio italiano è chiarificatore visto che il nostro paese sta pagando oggi politiche assurde perpetrate negli anni 80, dove il debito è stato contratto per effettuare spesa improduttiva per consenso elettorale (vedi approfondimento).
Dalla seconda repubblica l’italia è quasi sempre in avanzo primario (cioè riesce a pagare la spesa pubblica corrente utilizzando la tassazione), il nuovo debito è contratto per ripagare i vecchi titoli in scadenza + gli interessi

TASSI DI INTERESSE PAGATI DALL’ITALIA SUL DEBITO NEL TEMPO (clicca sul grafico per allargare)

 

Come difendere risparmi e investimenti in caso di uscita dall’euro (clicca)

BILANCIO DELLO STATO, IMPATTO DEL DEBITO PUBBLICO E DELLE PENSIONI (CLICCA)

PERCHE’ L’USCITA DALL’EURO O IL TAGLIO DEL DEBITO PUBBLICO EQUIVALGONO A UNA FORTE TASSA PATRIMONIALE SUI RISPARMI E STIPENDI (CLICCA)

ANDAMENTO SITUAZIONE ITALIANA (VEDI APPROFONDIMENTO)


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