Come utilizzare i derivati per proteggere gli investimenti e per investire con la volatilità

Il 2016 dei mercati finanziari è iniziato con forti turbolenze in buona parte del mondo, purtroppo in questi frangenti la poca lucidità sia degli investitori sia di una parte dell’informazione porta molto spesso a svendite degli asset con forti perdite, svendite per alcuni che ovviamente sono occasioni di saldo per altri che più lucidamente cercano di valutare la situazione senza panico e con cognizione di causa cercando appunto la possibilità di investire in attività con buone prospettive di crescita che tutti svendono seguendo la massa.

Questo non significa che un investimento debba essere mantenuto vita natural durante (altrimenti non si capitalizzerebbe mai il guadagno) e nemmeno che l’attuale fase ribassista sia solo una parentesi (dopo anni di rialzi nulla vieta che l’attuale situazione possa essere l’inizio di una fase ribassista), ma il disinvestimento deve essere fatto senza frenesia e con l’equilibrio non dettato dal panico del momento.
Inoltre seguendo la stampa generalista e l’opinione pubblica in questo inizio anno sembra che tutti i mercati finanziari stiano crollando simultaneamente ma se guardiamo nel dettaglio gli indici americani hanno subito solo un lieve calo e viaggiano ancora vicino ai massimi storici ed anche l’europa è divisa in due con i paesi del sud come l’italia i cui indici sono crollati e lontanissimi dai massimi del 2008 e i paesi del nord come la germania che anche dopo i ribassi si trovano ancora abbondantemente sopra i livelli pre crisi del 2008, questo per dare una visione più realistica della situazione attuale.

Di seguito sono riportati i grafici degli indici (clicca sui grafici per ingrandirli):
– Italiano Ftse MIB azzurro
– Americano Dow Jones rosso
– Tedesco DAX verde

indici verde dax

andamento dal 1998 ad oggi

indice 2

andamento dal 2009 ad oggi

 

indice 3

andamento da inizio anno

Come possiamo vedere l’indice italiano ha avuto lo stesso andamento degli indici tedesco e americano fino alla crisi del 2007/2008 per poi discostarsi da essi, i primi due si trovano abbondantemente sopra i massimi pre crisi del 2007 mentre l’indice italiano è di poco sopra il minimo storico.
Dai minimi del 2008 gli indici tedesco e americano hanno effettuato rialzi intorno al 150% mentre l’indice italiano non raggiunge il 50% ed anche in questo inizio di 2016 la situazione è analoga.

Quando si parla di crollo generalizzato dei mercati da inizio anno la notizia non è del tutto veritiera e i grafici ne sono la dimostrazione (wall street non ha perso nemmeno 10 punti percentuali mentre piazza affari oltre il 25) e per un investitore oculato queste differenze sono fondamentali.

Cerchiamo di elencare alcuni dei peggiori metodi per investire

il mercato sta salendo quindi compro, il mercato crolla quindi vendo

Tralasciando le testate autorevoli, la media della stampa tende ad effettuare titoli catastrofici dopo che i crolli sono già avvenuti mentre negli anni in cui il mercato sale lentamente effettuando anche guadagni a 3 cifre percentuali non si vede uno straccio di articolo, se una persona investisse seguendo la stampa generalista venderebbe a crolli già avventui per poi ricomprare sui massimi continuando a perdere denato arricchendo altri.
In genere i più famosi investitori sono coloro che entrano nel mercato dopo una recessione, dopo che tutti hanno venduto mentre loro intravedono un’inversione di tendenza ed approfittano dei prezzi da saldo, viceversa sono anche coloro che hanno la capacità di intravedere le fasi di euforia e sfruttarla per vendere a prezzi maggiorati.
Questo non vuol dire che acquistare su un crollo sia un’ottima idea (anche perchè se quel crollo è solo l’inizio di una fase recessiva prenderemmo lucciole per lanterne), ma è importante appunto verificare la situazione globale e del mercato di riferimento per capire se le prospettive future sono migliori del presente (vedi articoli).
Un investimento non deve mai essere fatto prendendo in considerazione la situazione attuale che è già scontata nei prezzi di mercato ma su quello che ci aspettiamo in futuro: se il titolo di un’azienda crolla per un bilancio negativo dovuto ad una situazione estemporanea ma il titolo è solido, quella è sicuramente una buona occasione di acquisto e non certo di vendita; viceversa se un’azienda crolla per un bilancio in costante peggioramento ed il suo business fosse in fase calante o avesse problemi strutturali per il futuro, quello sicuramente non sarebbe un buon investimento visto che nel caso di fallimento il nostro investimento andrebbe a zero.
Detto questo comprare sui minimi può essere sia un’ottima idea se l’investimento riguarda un’azienda o un mercato sano ma anche una pessima idea se l’azienda o il mercato di riferimento hanno seri problemi che potrebbero peggiorare in futuro.

Acquistare sulle prospettive e vendere sulla notizia ha sempre portato ad ottimi risultati, viceversa acquistare a notizia acquisita è l’attività più rischiosa che si possa fare

ho comprato sui massimi e sto perdendo quindi mantengo l’investimento, magari comprando ancora per mediare le perdite

questa tecnica può essere valida se siamo convinti che l’investimento che abbiamo fatto sia buono e stia solo scontando una fase momentanea sfavorevole di mercato, ma dobbiamo essere onesti con noi stessi perchè se stiamo facendo questa scelta solo perchè non vogliamo perdere denaro e speriamo solo in un miracoloso recupero e per questo investiamo ulteriormente in questo titolo che continua ad aggiornare le performance negative, oltre a non recuperare mai il nostro investimento stiamo gettando altro denaro al vento, denaro che potrebbe essere utilizzato in un investimento differente con prospettive migliori.

La regola fondamentale per un buon investitore è la seguente

essere onesti con se stessi e vedere la realtà del mercato in quanto tale e non in base a come abbiamo investito in precedenza, quindi se abbiamo fatto un investimento errato e ci rendiamo conto che la situazione può solo peggiorare la cosa oggettivamente migliore da fare è vendere anche in perdita per limitare le future perdite e investire quel denaro in qualcosa che riteniamo possa essere migliore.
Viceversa bisogna anche essere lucidi e non vendere insieme alla massa sui ribassi generalizzati e valutare (come se non avessimo quell’investimento in portafoglio) se quel titolo a quel prezzo può essere un affare o meno, se riteniamo possa essere un affare la sua vendita sarebbe solo un’ottima occasione per qualche altro investitore, viceversa se riteniamo di aver fatto un errore meglio vendere in perdita.

Dopo questa panoramica che dovrebbe farci evitare la svendita incontrollata nei momenti di panico o l’acquisto disinvolto in momenti di euforia passiamo a vedere come tutelare il nostro portafoglio di investimento anche senza vendere i titoli

PERCHE’ I DERIVATI NON SONO SPAZZATURA MA DIPENDE SOLO DA COME SI UTILIZZANO

Sempre parlando della stampa generalista è sovente leggere derivati = titoli tossici, da qui la massa senza interessarsi su cosa siano effettivamente i derivati parte con l’affondo verso questi strumento senza nemmeno sapere il loro utilizzo.
I derivati non sono nient’altro che delle assicurazioni sugli investimenti, la sola differenza rispetto alle assicurazioni classiche è che sono quotate sui mercati e possono essere comprate e vendute anche senza possedere l’attività da assicurare.
Quelli maggiormente utilizzati sono i futures e le stock options (opzioni) che si differenziano in opzioni put (diritto di vendita futura) e call (diritto di acquisto futuro).
Tralasciando i futures che vedremo in altri articoli facciamo degli esempi sulle opzioni che più si adattano a quanto stiamo dicendo.

Proteggere il portafoglio

Ammettiamo di avere in portafoglio il titolo x ad un prezzo di mercato attuale di 100 euro, il mercato inizia a scendere e noi vogliamo tutelare il nostro investimento senza venderlo perchè siamo conviti che finita la fase ribassista possa tornare a crescere, tuttavia vogliamo proteggere l’investimento in caso di crollo.
In questo caso possiamo comprare un’opzione put che ci da il diritto (che possiamo esercitare o meno a nostra scelta) di vendere il nostro titolo x al prezzo di 100 euro (o al prezzo che stabiliamo) in una data futura stabilita, pagando oggi un premio in denaro.
In questo caso se alla data futura stabilita il titolo x invece di valere 100 euro ne valesse 50, abbiamo la possibilità di venderlo ugualmente a 100 euro per il derivato che abbiamo stipulato, tutelando il patrimonio iniziale (la sola perdita sarebbe quella del premio pagato inizialmente) e volendo possiamo ricomprarlo immediatamente a mercato a 50 euro (che è il suo valore attuale).
Viceversa se il titolo da 100 euro passasse a 200 abbiamo mantenuto in portafoglio un titolo che ci ha consentito di ottenere un ottimo guadagno, perdendo solo il premio iniziale che abbiamo pagato per tutelarci da un eventuale ribasso.
In conclusione acquistando un’opzione put limitiamo la perdita massima al solo premio pagato per il suo acquisto, mantenendo inalterate le possibilità di rialzo del titolo – il costo del premio

Da precisare che le opzioni si possono vendere e comprare indipendentemente dal fatto di possedere o meno il titolo sottostante dando la possibilità di creare un’infinità di strategie

Speculazione a rialzo

Se per esempio volessimo comprare un titolo durante un forte ribasso, l’attività sarebbe molto rischiosa perchè sbagliando il timing di ingresso rischiamo di subire tutto il crollo successivo del titolo stesso, in questo caso possiamo acquistare un’opzione call che ci da il diritto (che possiamo esercitare o meno a nostra scelta) di comprare il titolo x al prezzo attuale di 100 euro (o al prezzo che stabiliamo) in una data futura stabilita, pagando un premio in denaro oggi.
In questo modo se il titolo dovesse salire da 100 a 200 euro abbiamo la facoltà di comprarlo alla data futura a 100 euro e poi decidere se tenerlo o se venderlo immediatamente a mercato al prezzo di 200 euro, perdendo solo il costo del premio iniziale pagato.
Viceversa se il titolo crollasse avremmo perso il solo premio iniziale.
In conclusione acquistando un’opzione call limitiamo la perdita massima al solo premio pagato per il suo acquisto, partecipando all’eventuale rialzo del titolo (senza acquistarlo direttamente) – il costo del premio

Speculazione a ribasso

Se crediamo che un titolo possa crollare possiamo acquistare un’opzione put (come nel primo caso) senza possedere il titolo relativo.
Avendo noi acquistato il diritto di vendere il titolo x a 100 alla data futura senza possederlo, se il titolo dovesse crollare possiamo acquistarlo ad un prezzo più basso per poi rivenderlo usando l’opzione alla data futura a 100 euro lucrando sul ribasso del titolo.
In conclusione acquistando un’opzione put senza possedere il titolo limitiamo la perdita massima al solo premio pagato, partecipando all’eventuale ribasso del titolo (senza acquistarlo direttamente) – il costo del premio

IL MERCATO DELLE OPZIONI
come abbiamo detto le opzioni si possono compravendere sul mercato quindi non siamo costretti a mantenerle fino a scadenza ma possiamo venderle a mercato e il loro valore aumenterà o diminuirà in base all’andamento del titolo (da notare che il movimento delle opzioni deriva dall’andamento del titolo che rappresenta, per quello si chiamano derivati e quindi il loro movimento a rialzo o a ribasso è in leva finanziaria cioè molto accentuato, un movimento di alcuni punti percentuali del titolo può rappresentare un movimento di decine o centinaia di punti percentuali per l’opzione)

mercato IDEM (Italian Derivatives Market) delle opzioni di borsa italiana

gli esempi precedenti riguardano gli acquirenti di opzioni che pagano un premio iniziale che è la massima perdita che potranno subire, viceversa il venditore di opzioni incassa immediatamente il premio in denaro ma è soggetto a una perdita infinita in base all’andamento del titolo perchè a scadenza del contratto sarà obbligato a regolarlo (a differenza del compratore di opzioni che ha la discrezionalità di portare a termine o meno il contratto avendo pagato il premio iniziale). Da qui si evince il maggior rischio del venditore di opzioni che però ha a suo favore la probabilità, infatti se un titolo a scadenza dell’opzione rimane in prossimità del prezzo del contratto o si muovesse in senso opposto il venditore di opzioni incasserebbe il premio pagato dal compratore. 

per chi fosse interessato all’utilizzo di questi strumenti ecco il link di borsa italiana sul funzionamento delle opzioni

Questo articolo non è una guida sulle opzioni (visto che non è possibile spiegare strumenti così complessi in poche pagine) ma è solo un esempio di come buona parte della stampa ignori il reale funzionamento dei derivati che se usati con criterio servono solo a preservare il capitale in momenti avversi ed è un incentivo agli investitori ad informarsi maggiormente sulle possibilità che offre il mercato per tutelare gli investimenti.


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